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mercato  ·  23 giugno 2025

Il Palazzo del VoiceOver

Il palazzo del VoiceOver
Il palazzo del VoiceOver

Questo è un viaggio non immaginario nel mondo del voiceover, speakeraggio, doppiaggio pubblicitario. Ha un sacco di nomi, si tratta dell'attività di mettere la voce sopra qualcosa, dalle immagini alla musica, al silenzio. Perché c'è stato un momento particolare in cui tutto è cominciato. Te ne racconto, dall’arrivo della globalizzazione digitale al più recente cambiamento radicale del mercato, trascinato da uno sviluppo tecnocratico travolgente.


Benvenuto nel palazzo del voiceover.
Si sviluppa su 4 livelli: 
piano terra, oggi un affollato mercato,
il primo piano, luogo di portali e agenzie,
il secondo piano, una distesa di appartamenti occupati dagli speaker, dagli Home Studio e da Studi di Registrazione ibridi.

Infine, il terzo piano, posto sul tetto che in realtà sono anche le fondamenta del palazzo da cui tutto si è sviluppato, la culla della civiltà del doppiaggio. 
 

Il palazzo del VoiceOver in Italia è cresciuto sotto le fondamenta di alcune villette di lusso, esclusive, frequentate al tempo da attori, narratori, speaker, fonici, direttori artistici, registi. Pochi, ben formati, con radici nella prosa radiofonica e nel teatro. L’unico indirizzo per chi voleva ottenere produzioni adatte alla pubblicazione nelle poche radio e tv nazionali. Uno dei rari luoghi adatti a fare di questa arte un mestiere. Non un mestiere per tutti, in particolare quando le pretese dei committenti sono elevate e la tecnologia necessaria è costosa.

Proprio lo sviluppo della tecnologia ha democratizzato la comunicazione  rendendola fruibile, flessibile e ampliandone la disponibilità. Ma la stessa tecnologia aveva appena aperto la porta alle nuove necessità di voiceover, che prima non c'erano.

Primi Scavi – L’Arrivo di Internet

 

Quando è arrivato internet, il cantiere si è aperto sotto le villette.

Camionate di siti web facili da realizzare, microfoni belli ma a basso costo che da tempo giravano nelle fiere, soprattutto cinesi, interfacce audio buone abbastanza, personal computer potenti e alla portata di tutti.


Li senti gli umarel? Ogni mattina lì, a osservare i lavori: “quel cavo non si attacca li, e quel microfono? Va mica bene per quella voce li”.

Si crea un ambiente ideale allo sviluppo di una nuova colonia, variopinta, interessante, affamata e piena di iniziativa. Tutto si può esporre e vendere on line e milioni di persone vi si affacciano ogni giorno. Basta essere indicizzati dai motori di ricerca per comparire! 
Il genio della lampada del web e il desiderio di essere tra primi tre risultati della ricerca!

quasi una Ferrari
quasi una Ferrari

 

Internet ha reso disponibile merce che prima era esclusivamente ad uso professionale, cambiando la comunicazione con la presenza on line dei componenti: un filmato multilingue? Voci madrelingua, musiche, effetti sonori, software per fare quello che non sapevi come fare. A portata di click. Il nuovo video, il nuovo spot per il sito era nelle mani esperte della segretaria che tra una fattura e una telefonata diventava pubblicitaria, video editor, centro media e social media manager. 
Nascono autoproduzioni somiglianti a quelle professionali, non uguali ma buone abbastanza per il pubblico. Chi sa fare, può provarci. Chi poi sa fare benissimo, trova pubblico in tutto il mondo: un mercato che prima non c'era. E non serve nemmeno il passaporto!

 

In tutto questo fermento, abbiamo assistito alla nascita di una nuova specie: lo speaker da home studio, on line.

 

Piano Terra – Il Mercato


Il piano terra oggi è un vero e proprio mercato davanti alla stazione del treno. Banconi tradizionali di podcaster, influencer e appassionati condividono la stessa piazza coi professionisti. Gente fra la gente. È bello, è democratico e vive sul passaggio dei viaggiatori.

Una mattina mentre prendevo un caffè ho sentito l'annuncio del treno dalla stazione di fronte ed ho subito notato qualcosa di strano nella voce di Giovanni. Era lui che da qualche anno stava registrando quei messaggi. Forse c'era un guasto all'impianto, lui non parla così. Poi ho capito: da qualche tempo ci sono in giro scintillanti distributori automatici con dentro voci che sembrano umane. Le voci clonate, e quelle voci da qualche parte arrivano, sono umani che in cambio di qualche spicciolo tentano di farne un business.


Macchine onnivore. Hanno mangiato lo scibile umano, scartato quello che non è ufficialmente approvato, divorato energia per "deep-lerningare" e asciugato fiumi per raffreddare le GPU. Adesso quelle macchine  parlano pure, senza coscienza, imitando l'umano. Per ora gli umani vengono ripagati della loro donazione vocale; invece scrittori, musicisti, pittori, non proprio: chi ha avuto ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato ha dato. 

C'erano già macchine parlanti in passato cui era stato ceduto qualche "banco di suoni demo" della voce umana, in maniera un po' truffaldina ma avevano anche scopi nobilissimi come dare voce a chi l'aveva persa. Chi non vorrebbe donarla a un muto? E tra le proposte più curiose c'era quella di clonare la voce del caro estinto! Un altoparlante di fianco all'urna cineraria sul caminetto. Negromanzia artificiale.


Adesso però le macchine sono tante ed hanno uno scopo dichiaratamente commerciale. Arrivano Scompiglio e Smarrimento, due che non ti consiglio d'incontrare.

Scene di panico e di meraviglia! 
Pubblicità ovunque: aerei che annunciano la novità col loro lungo telo svolazzante come sulla spiaggia a Riccione! E gli strilloni... 

"Venghino siòre e siòri a vedere la macchina parlante. Solo per oggi a 5 dollari!"


Le reazioni sono state scomposte. Panico tra i vecchi soloni della voce che non sanno come il suono arrivi dalla carne al silicio e ora, un po' in ritardo a dire il vero, inneggiano ad un miracolo legislativo contro il furto delle voci. Le loro. E poi crisi isteriche! Salvate i doppiatori, in TV a denunciare il furto artistico.
E ti aspetteresti di venire mandato a quel paese coi sottotitoli, la gente ha problemi più gravi, ma il sentire comune è che l'AI stia portando via posti di lavoro a tutti e così nella tragedia siamo tutti fratelli. Magari ci faranno lo spot per proteggere anche tutti gli altri? 
Tutto il mio sostegno ai colleghi del doppiaggio cinetelevisivo, anche se non condivido gli stessi timori. Credo siano altri i problemi del palazzo, a provocare le crepe che si vedono sui muri. Non temo l'AI, sono un "realista ottimista". Un ossimoro vivente.

So che molte voci professioniste, hanno già provveduto a clonarsi, per non morire: se non puoi batterli, unisciti a loro! 


Giovanni, aveva stretto un accordo al piano di sopra con un portale dotato di AI, si è clonato e adesso il suo sintetico lavora al posto suo. Dietro a una macchina, si scopre esserci un tecnico che convince gli artisti ad affittargli la propria voce che fornirà ai clienti.
"Guadagnerai senza lavorare" aveva detto a Giovanni. Frase a cui mancava un aggettivo che cambia per sempre il risultato: Guadagnerai meno, senza lavorare. A seconda di come la reciti il senso cambia. E alla lunga si trasforma in, lavorerai meno... senza lavorare. Ma che ci vuoi fare, la paura tira come una coppia di buoi.

 

Giovanni passa davanti alla stazione ogni mattina, ascoltando il fantasma della sua voce che annuncia partenze e arrivi. A volte si ferma, come per correggerla, ma poi scuote la testa e va via.

 

E ora andiamoci al primo piano perché c'è aria di tempesta!


Primo Piano – Il Labirinto delle agenzie e dei portali

Il piano dei portali
Il piano dei portali


Produttori e clienti ma anche Agenzie straniere in cerca di italiani madrelingua approdano qui. Non conoscendo nessuno, si affidano a questi club per trovare voci adatte ai loro progetti, perché è un piano a tema voiceover. 

Qui ci sono due player, le Agenzie e i Portali. Le agenzie sono variegate, dalla classica a quella ibrida che somiglia più a un portale.

E tra i portali le sfumature sono tante.

 

Le agenzie di voci, ti offrono un catalogo  selezionato di professionisti, ti consigliano perché a volte conoscono i loro affiliati.
Se tu scegli una voce tra quelle indicate, ti fanno realizzare il lavoro su misura.
Spesso le agenzie più piccole tengono anonima l'identità della voce, per evitare che possa essere individuata on line in quanto operano con speaker dotati di home studio e tutto si svolge da remoto. L'agenzia di solito ha un listino prezzi concordato con i fornitori per fare preventivi rapidi, e fa da filtro tra la fabbrica della voce e il cliente finale.

L'agenzia raramente è uno Studio di registrazione ma non è una regola fissa. Qui le regole sono molto flessibili.

 

Questo piano è molto affollato: lo frequentano gli speaker con home studio che qui ci sono nati ma pure gli inquilini dei piani alti — quelli più fichi — e gli appassionati che salgono dal piano terra e che non disdegnano di caricare demo casalinghi sui portali, spesso demo di tutto rispetto, per partecipare agli stessi casting assieme ai professionisti.
Sui portali, con la tessera premium arrivano inviti ai party: estasianti sessioni di casting dove ci si esibisce davanti a sconosciuti, sperando di essere scelti.

Non è chiaro come vengano regolate le offerte, visto che a quanto pare è possibile proporre cifre fuori mercato. Addirittura sotto l’offerta fatta dal committente stesso. Se il cliente propone 100 dobloni, c’è sempre qualcuno che rilancia al ribasso:
“No, prendi me. Lo faccio per 50! Anzi, gratis… basta che mi fai lavorare.”

 

I professionisti si sono scontrati con la dura realtà di questo piano: le offerte al ribasso. Ma le offerte al ribasso, verifiche alla mano, sono un mito sui portali professionali. Si tratta di pochi soggetti che lo fanno più per convinzione dell’esistenza di una piaga che per volontà. I ribassi vengono sostenuti da gruppi di interesse a cui “interessa” ben altro che non il mestiere nato tra queste mura.

Sono luoghi che guadagnano dalla disperazione collettiva, che hanno aggiunto ai lavoretti Online anche il VoiceOver. 

L'enorme incremento della forza lavoro disponibile ha giocato il suo ruolo, questo mestiere infatti non necessita di una certificazione, qui siamo tutti dottori, tutti avvocati, tutti filosofi. Guarda me, sono pure scrittore! È qui che si scontrano i due mondi: i cosiddetti professionisti e gli amatori, la gente comune dotata di bella voce e microfono. Il confine tra pro e dilettanti qui non è netto: sono cinquanta sfumature di grigio sculacciate incluse.

 


L'oggetto è l'arte


La crisi economica incipiente come la calvizie ha spinto i portali, che un tempo millantavano di rappresentare la categoria professionale, a fare i propri interessi ma con meno pudore. La convocazione di un artista valeva almeno 200 dollari, anche in Italia. Una cifra di base per evitare che una voce diventasse un oggetto qualsiasi. Se costa poco, gli si da poco valore e non si presta attenzione alla sua creazione. Oltre a diversi problemi di natura burocratica e fiscale.

Ma fin dall’inizio tra i portali comparvero coniglietti. Non è una metafora: si chiamano proprio così, the "voice-bunny". L’idea rivoluzionaria, presa in prestito dal celebre Fiverr è di smontare l'essere umano e trasformarlo in servizio, facendo pressione sugli iscritti ad offrire risposte rapide, ad essere disponibili, economici. Micro-incarichi in serie. Oggetti.

 

A guadagnarci davvero è solo il portale che non dipende dal singolo artigiano ma sfrutta un alto volume di presenze disponibili. Il pubblico a cui si rivolge è di bocca buona. La strategia, quella dei grandi numeri.

Ottimo per chiunque abbia un briciolo di talento per arrotondare, pessimo se sullo stesso campo giocano squadre con regole diverse. Immagina una partita dove i calci agli stinchi sono vietati solo per una squadra.

Comunque è una vecchia storia di miserie cui si aggiunge un nuovo giocatore, la voce sintetica. Non vedo perché spaventarsi, è figlia legittima di questo vecchio mercato e oggi più che mai la voce è un oggetto sugli scaffali. L'assenza di progetti non è "sintetica" ma strutturale, parte delle energie che hanno costruito il palazzo si trova altrove.
È cambiato il modo di usare il web e di fare comunicazione e al momento c'è troppa gente qui per essere ricordata.
Chi entra qui deve saperlo: il rischio non è solo essere rifiutati.
È essere dimenticati come artisti, ricordati come oggetti.

Si chiama industria del voiceover. 


"C’è chi lo speaker lo fa per gioco chi se lo sceglie per professione..."
... e per restare nella metafora dell'arte, anche un Da Vinci si tratta come un oggetto. Ma prima di metterlo all'asta, di solito si bruciano tutte le copie.

 


Ho l'accendino in mano e l’estintore pronto per gli amici.


il secondo piano

Eccoci al secondo piano.

Il secondo piano è proprio sotto al terrazzo su cui ancora insistono le villette che erano già qui nel secolo scorso.
Ti illustro questo piano allargato!

Appartamenti tutti acusticamente isolati, con la porta blindata. Saranno 4000 porte. Non ci si incontra mai tutti assieme, né, sappiamo molto gli uni degli altri. Sì, ci abito anche io a questo piano.


In così tanti appartamentI vivono attori, gente conosciuta nel settore, ex DJ, professionisti in erba nati dai corsi per voce e doppiaggio. Sui pianerottoli si chiacchiera, si cerca di capire chi caspita si è preso quel casting, perché si aveva fatto il demo più bello, avevano anche risposto e poi puff, spariti!
Ma l’hai sentito in onda fatto da uno che nessuno conosce... sai mica chi sia? Abita qui? Sarà uno del piano di sotto. Magari è di quelli a 5 dollari.
Oppure ci si incontra virtualmente:
- eri tu l'altra voce! Ho fatto quel documentario e l'altro eri tu! Ti ho riconosciuto. 
E ci si sente subito compagni di avventura. 
Poi ci si aiuta fra colleghi e si diventa anche amici. A volte a qualcuno si rompe il computer, non sa come sistemare un file, ha finito lo zucchero e sono le 2 di notte. Dlin Dlon... ma chi è a quest'ora?

 

Perché qui si lavora anche di notte!

 

Soprattutto di notte. Qui lo "smart working" è una consuetudine da quando è arrivato internet.
Di giorno ci sono il traffico, i call center, la spesa, le tasse, i figli e la famiglia, le incombenze e l'amore per i propri cari, mentre si avvicina la scadenza della consegna del file. E tutti fanno talmente tanto rumore che nemmeno la cabina isolata lo riesce a contenere. La notte invece, mentre tutti dormono, nel buio e nel silenzio ovattato delle cabine microfono le voci costruiscono file audio come un ragno tesse la tela che poi trovi la mattina nella tua casella di posta elettronica: un file audio pronto per il progetto in corso.

 

Strani inquilini


Questo piano è abitato da tutte quelle voci che per anni hanno dominato il web e la radio. Hanno letto i libri, e-Learning, hanno imparato l'inglese con google translate e fatto affari coi tedeschi, gli americani, i russi, i turchi, gli slavi, gli africani, i cinesi. Senza mai uscire di casa. Quelli che sanno fare con un computer portatile cose che a volte nemmeno sul terrazzo qui sopra riescono a fare con attrezzature cento volte più costose. E qui di attrezzature, nascoste dietro le porte ce ne sono a tonnellate.

Qui ci sono i nerd che non ti aspetti ed è qui che nascono gli esperimenti più strani, i trucchi più estremi per portare a termine i progetti, anche estrarre barolo da un file xls. Qui si sperimentano le AI in locale. 

Quelli che il plugin che ho visto al 4° piano, eh ma io mi son preso il microfono di quello là che doppia i film, me l'ha venduto. Sai mica perché non si accende? 

E anche quelli per cui un file audio è come una rotonda su una strada britannica, misteriosa, illogica, pericolosa. Serve uno specialista che sappia guidare a sinistra.

 

 

I disagi

 

La Sindrome della Voce Dimenticata: un senso di disagio da inutilità, condito dalla speranza di essere apprezzati anche regalandosi, e dalla presunzione di essere talmente bravi da essere, un giorno, perfino ricordati. 
La sindrome dell'impostore: credersi non ancora all'altezza del proprio mestiere quindi svendersi per presunta onestà: amico io sono inesperto, pagami meno.
La sindrome da fine del mondo: la macchina parlante e tutti a gettarsi dalle finestre perché il mondo è finito.
la sindrome da "booth solitario": a registrare da soli... si sentono soli!
La sindrome da iperattività: quando lo speaker va in palla.
Il giorno prima era libero e progettava di pulire casa, preparare una cena e fare l'amore, scalare una montagna e... in email arrivano due grossi lavori con scadenza ravvicinata a cui non può dire di no. Segue una settimana di lavoro ininterrotto, poi tutto finisce, manda la fattura e nei due giorni successivi si sente vuoto, inutile, depresso, dimenticato! Gli pigliano tutte le sindromi precedenti. Quando finalmente si riprende, arrivano altre due urgenze. E tutto ricomincia.

 

Verso la scala per l’ultimo piano

 

Pochi hanno puntato ad elevarsi a boutique della voce mentre tutti inseguono le AI. Questo lascia spazio alla Voce da sartoria ma, pret-a-porter. Prezzo vantaggioso qualità eccellente. Qualcosa di simile alle produzioni del terrazzone di sopra ma con il meglio dei professionisti cresciuti in questi anni, tecnicamente preparati, veloci: gli speaker da home studio che sono rimasti.
Sì, perché si libereranno molti appartamenti. E non ti ho detto che tra chi ha un home studio e i villini al piano di sopra, non corre sempre buon sangue.

 

Il piano superiore è quello su cui atterrano gli elicotteri e le mongolfiere delle TV, delle grandi agenzie, del doppiaggio. Puoi trovarci i supereroi, famosissimi anche tra la gente comune, stelle assolute del nostro settore. Professionisti di cui noi abbiamo i poster sul muro. In bagno. Perché è in bagno che fai le prove delle battute che non sai dire. Ma adesso andiamo di sopra. 

Il terrazzone dei villini

Là dove volano le aquile. Il luogo dove tanti tentano di andare a fare fortuna. L'America delle voci, la Hollywood tricolore dove convivono fama e smarrimento, certezza e paura, ricchezza e povertà, successi e fallimenti. Di questo luogo si narrano storie incredibili!

Si dice che qui, vivano persone che siano state pagate milioni per recitare una sola parola, poi replicata infinite volte sullo schermo delle TV a tubo catodico. Il nome dell'azienda, uno slogan di poche parole mirate, la chiusa di uno spot per un prodotto che ti avrebbe sorriso dallo scaffale del negozio e che avresti comprato per vedere il tuo lenzuolo color cachi diventare così bianco che più bianco non si può.

Tra questi fortunelli, si dice, chi si sia comprato il loft in pieno centro coi proventi per lo spot di una pastiglia per la tosse, impegnato nel tempo libero a liberare tossine in strada dal suo balcone, per mantenere vivo l'interesse per il prodotto; e chi spargendo cenere sui lenzuoli candidi appesi alle finestre, sperando avessero usato altri detersivi che non il suo. Ma sono leggende di un tempo in cui qui, era tutta campagna.

Qui sopra dove batte il sole e tira vento, ci sono due quartieri principali più una periferia meno frequentata. Da una parte, tra rovine e monumenti, si pratica principalmente il doppiaggio cinematogra-fiko, quello dei filmoni e delle serie TV. Non che non si facciano le pubblicità, anzi! Dall'altra parte, tra monumenti fabbriche e nebbia, si è più orientati alla pubblicità e alla TV, tra documentari e cartoni animati. Ma pure qui passa il cinema. Insomma, sono le stelle gemelle in rotazione quantica dove lo spettacolo prende voce.


I due poli principali del doppiaggio e della TV sono da sempre Roma e Milano. Il doppiaggio nato... in California, migrato a Milano e a Roma, qui è diventato un classico come il caffè a fine pasto in Italia. Mai vista una piantagione di caffé tra Tarvisio e Lampedusa ma qui il caffè è diventato arte. Il doppiaggio pure. In quegli anni in cui dentro una vettura piccola la metà di una Smart ci si stava in 5, dal doppiaggio per cinema e TV si è passati naturalmente alla narrazione per radio e spot. Lo speaker è nato allora e si è sviluppato affondando le radici nella prosa radiofonica e nel doppiaggio.
In seguito si è integrato con il DNA della radio privata assumendo una sua caratteristica propria che lo ha distinto dall'attore e dal doppiatore e perfino dall'annunciatore di quei tempi.
Qui è nata la nuova figura che ancora oggi ci accompagna, lo speaker. 

Qui abitano quelli che ce l'hanno fatta davvero. Le voci che riconosci subito, quelle che quando le senti dici "ah, quello è Tizio!" anche se stai guardando la pubblicità del detersivo con gli occhi chiusi.

Questo è un club esclusivo. Per entrarci non basta essere bravi, bisogna essere riconoscibili. E per essere riconoscibili bisogna che qualcuno ti scelga, ti promuova, ti faccia diventare "la voce di" di qualcosa di importante.
Il circolo magico dei piani alti funziona così: le agenzie di pubblicità hanno i loro doppiatori di fiducia, i doppiatori di fiducia lavorano con le case di produzione di fiducia, le case di produzione di fiducia presentano sempre le stesse voci ai clienti. È un sistema che sembra perfetto ma da quando il mercato si è ristretto anche lì sentono di essere in troppi a dividersi la torta.


Sì, puoi iscriverti al gruppo dei fuoriclasse, tanto è a pagamento e in fondo basta avere qualche buona referenza da esibire ed ecco che hai la tessera. 
Puoi anche fare parte dei sindacati per avere un riferimento normativo. Avrai anche un listino. Ma nel circolo magico c'è una cerchia più ristretta che non è descritta ma che è la naturale evoluzione del successo: quelli bravi, ma tanto, amati dalle case di produzione e dalle agenzie, quelli per cui i copy dentro le agenzie, scrivono i testi con in mente la loro voce. Non perché siano raccomandati, è perché hanno conquistato i cuori dei professionisti e anche del pubblico, sono affidabili e riconoscibili.
Quindi se pretendi di costare come una voce top solo perché hai il badge, qualcuno potrebbe dirti "se devo pagare te come lui, prendo lui".
I listini sono solo una indicazione, poi ogni professionista si adatta.
Al piano di sotto come qui sopra, si tiene in tasca il listino come un santino, si dicono le preghiere e si accetta quello che viene offerto.

Mulțumește-i lui WikiImages
Mulțumește-i lui WikiImages

Come si sale all'ultimo piano.
C'è l'ascensore ma ci sono anche le scale, una bella rampa interna, scivolosa, e una esterna da cui si può salire senza passare per portali o per gli home studio. Anzi, nei villini non amano molto gli Studi del piano di sotto, perché nascosti sotto la sigle "studio casalingo" che home studio è più figo, si nascondono strutture in grado di fare tutto quello che il settore richiede.
Il digitale ha tagliato fuori molte attrezzature e quello che conta è il formato e la resa sonora, accessibile via software. Certo, occorre il know how ma c'è pure quello e rischiare di fare entrare in casa, nel villino, un villano dotato di home studio è visto come un rischio. Così tra le voci che frequentano la zona, non tutti lo pubblicizzano, molti escono dal secondo piano e salgono dalla scala esterna zitti zitti e si fingono speaker senza esperienza tecnica, solo attori.
Una connessione remota col villino? Ma non importa, salgo io così prendiamo il caffè insieme. La connessione remota invece è sempre disponibile all'estero dove la cosa è abbastanza normale e accettata.

Non è per cattiveria ma per tenere il piede in due scarpe, perché passare dalle villette e fare cose che ti portano in TV o su marchi celebri è un booster per la voce stessa ma i più non ci vivono solo di quello quindi si torna ai piani bassi e si fa quello che fanno tutti gli altri. Ma nel demo si ha una stella in più. 

Anche qui si lavora con l'estero, certamente. Anche qui si è cercato di sfruttare il flusso di lavoro della globalizzazione. E anche qui qualcuno sta monetizzando le AI, perché no, digitalizzando voci celebri altrimenti fuori mercato. La voce è come il maiale, non si butta via niente. E tu dirai, beh, voci così celebri prenderanno tutto il mercato, anche quello straniero! E invece no, perché oltre i confini non sanno chi sono e non gli interessa, quindi ai casting potevi vedere partecipare il Francesco Totti della voce e anche Armando Rossi che come voce in Italia non lo riconosce nemmeno sua madre e, Armando vinceva il casting. 

Ma qui sei in orbita, qui non c'è aria, respiri la tua dalle tue bombole e devi trovare dove attaccarti quando la scorta di ossigeno finisce. Non è facile tenere la rotta. Questa è una terra dove ogni colpo basso è possibile e dove tenere i piedi al suolo è difficile perché la gravità non è la stessa dei piani di sotto. Qui ci sono interessi, sorrisi e lunghi coltelli che schizzano ad altezza carotide.

Se non hai una base potresti perderti e dover tornare di sotto dove riprendere fiato. Certo, sei più vicino alle stelle. Ma quando il tempo è grigio, è grigio per tutti. 

Io vivo al secondo piano. L’insegna è al piano terra, la porta è blindata, ma se bussi ti rispondo. Guardo le macchine parlanti, ascolto il vento sul terrazzo.

Ogni tanto scendo a chiacchierare con qualcuno. Ogni tanto salgo in punta di piedi. Non so dove andrà questo palazzo. Le crepe si vedono. Forse il palazzo cambierà ancora, forse un giorno sarà solo un ricordo, ma finché ci sarà qualcuno disposto a raccontare e qualcuno disposto ad ascoltare, ci sarà sempre un nuovo mattone da posare e una crepa da stuccare.


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