
Nei precedenti articoli ho tentato di formulare pensieri che descrivessero le motivazioni che storicamente ci hanno portato dietro al microfono a fare VoiceOver. Dalla palestra nelle sale di registrazione, alle radio, alla nascita degli Home Studio e della globalizzazione commerciale con la vendita dei relativi servizi on line.
Ho cercato di convincere te ma soprattutto me, che per stare dietro al microfono a praticare un mestiere così solitario, così alienante, per poterne tirare fuori qualcosa di bello e artistico servissero delle serie e profonde motivazioni che ti facessero assorbire tutto il sapere come una spugna. Nobile il mio tentativo di escludere dall'equazione il denaro. Ma se non mi pagano non è che io lo faccia lo stesso!
Qui faccio autocritica, mettendo in discussione alcune convinzioni che ho espresso in passato. Il fatto che sia riuscito a consolidare una clientela che mi consente di navigare quando il settore è in crisi, potrebbe darmi una visuale elitaria, il mio intento invece è di usare l'esperienza personale per avere un quadro realistico e oggettivo del presente e del probabile futuro. Senza timori o cinismo.
Le prime crisi del settore, e ce ne sono state almeno 4 dagli anni 90 ad oggi, le ho superate senza lamentele ma agendo in conseguenza ai nuovi scenari,
immaginando i possibili futuri immediati. Ma le crisi mi hanno messo fame e la fame mi ha motivato a fare cose che diversamente non avrei fatto perché, beh,
ovvio, non avevo abbastanza fame.
Quindi eccomi a ripercorrere la strada cercando di indossare gli abiti di chi è nato in una società dove certi valori (libertè egalitè fraternitè o unità e solidarietà, fratellanza e rispetto dei precetti), sembrano essere stati tritati.

E visto da quella prospettiva, il discorso cambia radicalmente. Non c'è tempo, né spazio, per farsi le pippe mentali sull'arte in un mondo tecnologico dove la tecnologia domina tutto.
Cambiano i valori per natura e importanza, siamo in Tecnocrazia. Si opera ciò che la tecnologia consente e non utilizzarla costa un tale sforzo che magari potresti decidere di ribellarti tu, ma mai abbastanza da rinunciare al resto dell'umanità che comunque resterà nella tecnologia, lavorando per la tecnologia, usando la tecnologia e divenendone parte.
Oggi, pensare di rifiutare un incarico, un percorso di lavoro per questioni etiche, se non è una variante già inserita nei processi è visto come una distorsione. Il pensiero eretico è un disallineamento nel meccanismo che il sistema tende a scartare. Ogni ingranaggio deve essere utile e svolgere bene il proprio lavoro, l'etica del lavoro si ferma li. Se il tuo prodotto funziona per la maggior parte delle utenze, l'etica è rispettata. L'eretico viene espulso.
In questo scenario, la "carriera" come la intendevamo noi, quando c'erano poche leve e non la macchina, quel genere di carriera non esiste più, non per tutti quelli che l'hanno costruita con la marea degli ultimi 25 anni. Restano valide le regole fondamentali ma esiste, probabilmente, una nuova forma di 'sopravvivenza intelligente'. Sopravvivi oggi e sarai in carriera domani. Non è una garanzia, è una strategia.
La domanda quindi non è più come si diventa artisti del VoiceOver, ma qual è la strategia più logica per restare a galla in questo settore.
La Filosofia Tecnica: Minima Spesa, Massima Resa

Il Software: Lo Standard di Settore (a Costo Zero)
Oggi non ha senso spendere cifre enormi per dotarsi di tecnologie di richiamo. Qualche esempio: Pro Tools lo paghi in affitto solo se collabori con chi ti manda progetti su cui dovrai lavorare. Ma se offri solo la tua voce, in genere invii un file su bianco. Se ci tieni a saper gestire un sistema standard di settore puoi usare la versione free, Pro Tools Intro, che offre più di quello che ti serve. Una DAW è preferibile ad un semplice software recorder. E, sì, è necessario che impari ad usarne una perché non c'è nessuna tecnologia che faccia tutto da sola. Io sto usando Reaper.
L'Hardware: Il Cuore del Tuo Suono (Microfono e Scheda)

Microfoni e schede audio: qui la questione potrebbe complicarsi, perché l'offerta è immensa intorbidita da mille opinioni, si va da chi considera buono abbastanza
un SM57 a chi non ne parla se non è un U87 su un Avalon.
Qui è dove entra in gioco la tua capacità di sentire quello che stai registrando.
Il sistema Ambiente/Microfono/Scheda Audio farà la differenza tra ripresa professionale e amatoriale. Non ascoltare musicisti e cantanti, hanno necessità diverse dalle tue.
Questa, tecnicamente, è la parte più difficile del percorso. Qui c'è da investire denaro in preparazione e materiali. La buona notizia è che non dovrai svenarti per arrivare a un risultato eccellente. La notizia "cattiva" è che dovrai impegnarti a studiare per sfruttare al meglio quello che hai. Ed è proprio questo sforzo, più che l'investimento economico, che farà cadere dal treno un sacco di pretendenti.
Personalmente, dopo anni di test, ritengo che un bundle della Rode sia probabilmente una scelta perfetta per la ripresa (NT1 + scheda audio). Si trova spesso in offerta. La differenza rispetto agli altri bundle (Focusrite, Behringer, Arturia e altri) sta nel fatto che Rode è principalmente una azienda di microfoni. Il microfono è l'anello più importante della catena per chi fa VoiceOver. Il bundle non ha la cuffia, ma chi se ne importa, prendine una CHIUSA, come la Sony MDR-7506. Poi ci sono altre mille combinazioni ma qui devi farti un po' di cultura incluso allenare le tue orecchie. Io ti ho detto la mia.
L'Anello Decisivo: L'Ambiente

L'altro aspetto che è altrettanto importante sarà l'ambiente dove registri. Quel luogo renderà più o meno professionale il tuo suono a prescindere dal microfono.
Ho volutamente ignorato le questioni artistiche, dando per scontato che tu sia preparato è non un improvvisato. Ma se anche fosse per passione, le regole sono le stesse. Se stai pensando di pulire tutto in AI, lascia stare, non partiresti col piede giusto.
La tecnologia ci è d'aiuto, ma significa chiedere al sistema di auto aggiustarsi, invece sei tu che devi farlo. Più è tecnologico il sistema, più facilmente scarterà i pezzi inadatti. Il tuo impegno conta più della tecnologia che vorresti usare per faticare meno. Ma la stessa tecnologia si può usare per risparmiare altro tempo.
La Strategia del Miscelatore: Bilanciare Tempo e Qualità

Quello che abbiamo imparato dalla commodification è l'aumento de "la fretta del mondo". La fretta si alimenta nel meccanismo tecnologico dove la macchina
ingurgita, dove il nastro gira e il tempo scade quindi è più probabile che un fornitore abbia successo quando offre velocità e magari servizi che migliorano la resa
temporale del prodotto. Questo discorso nasce anche dal primo post di questa serie in cui mi si faceva
notare come sarebbe importante offrire servizi rapidi.
Immagina di avere un miscelatore: da una manopola esce l'acqua fredda della velocità di consegna, dall'altra quella bollente del
perfezionismo artigianale. Il vero professionista non è chi apre sempre e solo una delle due, ma chi sa creare la miscela perfetta per ogni singolo progetto.
Devi essere veloce, ma bravo e capace come se avessi il tempo di pensare alle cose. Dalla tua hai la tecnologia di cui abbiamo detto prima, che padroneggiata, ti aiuta alla grande. Poi hai un numero elevato di standard su cui basarti.
Il tempo risparmiato si offre anche in altri modi: voce, editata, più voci collaborando con colleghi, mix e mastering, perché è vero che le musiche royalty free sono disponibili per tutti, ma non tutti dispongono delle tue stesse capacità o del tempo da dedicare a qualcosa che gli serve ma gli richiede un impegno extra. La differenza la fa chi le sa usare ed offrire servite su un piatto d'argento. Il fattore tempo risparmiato che offri grazie al servizio non ha eguali.
I due rischi da evitare sono l'inaccuratezza e l'eccessiva standardizzazione. Anche tu vuoi tutto, subito, innovativo e perfettamente realizzato. Ecco perché il mio lavoro è una professione.
dove fare quel che si sa fare - GIG worker strategico
Nell'attesa che tutto trovi la propria collocazione, mentre si aspetta un ritorno di marea dell'economia, i luoghi deputati a farsi trovare sono i Social e le piattaforme come
Fiverr, Upwork e le altre che sono nate. Il fatto che oggi siano un pantano non significa
che resteranno ferme e immutate. Oggi spronano gli utenti a fare di più; mica possono inventarseli i lavori gli utenti, anche se alcuni lo fanno come strategia per
restare visibili all'algoritmo.
Ma presto queste piattaforme potrebbero affrontare la situazione cambiando regole e strutture. Il comparto detto Pro di Fiverr ad esempio potrebbe tentare nuove strade, creare
Club da dedicare a clientela pregiata, oppure tentare di occupare zone sguarnite da servizi professionali ampliando il proprio business come hanno fatto Netflix e Soci
che sono passati da distributori di film e serie a creatori e produttori.
Sicuramente sono da tenere d'occhio ma sono anche le piazze che consentono di restare attivi e di proporsi. L'essenziale è non proporre un solo prodotto ma diventare coltellini svizzeri con più
competenze.
Una grande fatica ed un grande impegno mentre cavalchiamo nel deserto della tecnologia, diversamente motivati per un pugno di dollari. Ma lo scenario è in continuo mutamento. Dei possibili nuovi scenari ne parlerò nel prossimo articolo dove, se vorrai, esploreremo le dinamiche che potrebbero generarsi dal ritorno di una nuova ondata di marea.
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