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02 agosto 2025

Il Signor Speaker - Risposte a un amico

Risposta e reazione a una discussione su Youtube. 
Ne è seguita una risposta alla mia reazione di pancia, ma è un video non pubblico, in un canale dedicato in cui si chiariscono alcuni punti di vista, però manca sempre la base che serve per comprendere il mondo dove vive il Signor Speaker.
Se prendessi un caffè con te Francesco, se avessi il tempo di ascoltare, ti racconterei quanto segue. Ma qualcuno passerà di qui e sarò felice di raccontare.

Prima bisogna capire chi è il "Signor Speaker". 

Ce ne sono di tantissimi modelli. Ogni modello ha già il suo mercato. Questo crea già confusione perché ognuno risponde diversamente a seconda della sua posizione. Ma non essendoci targhette o simboli a chiarire le differenze tra i modelli, è facile fare di tutta l’erba un fascio. 
È vero che inizialmente tu stavi rispondendo ad una domanda specifica di una persona che lavorava in ambito "Social" ma il succo era: "posso continuare a fare VoiceOver o devo dedicarmi alla zappa?" 
Poche settimane fa un discente neo doppiatore ha chiesto al suo direttore di doppiaggio come fare per vivere della propria voce, e lui "devi migliorare il sync e saper fare molte caratterizzazioni così potrai coprire più ruoli", lo diceva un vecchio saggio che firma fior di produzioni.
Avesse fatto la stessa domanda ad un tenore, avrebbe ricevuto una risposta differente: estendi l'estensione, la potenza della voce, recita mentre canti.
L'ha fatta a me e gli ho chiesto che cosa volesse farci con la sua voce e lui voleva anche partecipare ai casting per gli spot, i video, i corsi, i libri.
Oltre al doppiaggio che non gli stava dando da vivere.
Oggi (mentre scrivo), mi ha telefonato un collega che lamentava di essere stato abbandonato simultaneamente dalle case editrici per cui lavorava. Tutte passate all'AI. Anche lui lavorava ai margini del mercato. Ha perso quasi tutti gli ingaggi. Voleva sapere cosa ne penso e se sapevo dirgli come si fà ad uscire dalla situazione.

Per anni ho esortato i colleghi a spostarsi verso il centro. Per farlo occorre tempo e una maggiore consapevolezza del mestiere e naturalmente chi non si evolve rimane escluso. Resta senza nulla. Non per demeriti, per congiunture di cui non ha colpa. Se sei sulla traiettoria di un meteorite, non ne hai colpa, ne sei vittima.

Approfondiamo la figura dello speaker

Doppiatore inserito nel circuito, tesserato ANAD, abituato ai turni. La figura classica dell'attore doppiatore. Non entriamo nel merito del doppiaggio perché sarebbe un capitolo lunghissimo. Qui parleremo del Signor Speaker che è imparentato col Signor Doppiatore quando addirittura è entrambi in uno.

Il settore si può immaginare come un cerchio dove al centro c'è una maggiore concentrazione dei professionisti più blasonati o riconosciuti e più verso l'esterno il cerchio sbiadisce e si cominciano a vedere ibridi, doppiatori di parti minori che cercano di ottenere più serie, personaggi, turni ma che loro malgrado devono fare cose meno nobili come speakerare roba. Se la trovano. Di solito non dispongono di skill tecniche e di Home Studio, ma le cose cambiano.

Qui possiamo notare un altro cerchio magico, quello degli speaker/narratori che si fonde sui bordi del primo. Non si pratica il doppiaggio ma lo speakeraggio.

Al centro di questo secondo cerchio ci sono professionisti che già stanno dall'altra parte, molto riconoscibili nell'ambiente e a volte dal pubblico. Doppiatori celebri che si muovono bene in tutti e due gli ambienti.

Restano figure (non tutte perché molti si sono adeguati) che vanno a portare la loro voce al fonico e che lo Studio rende fruibile. Sono le celebrità degli spot, sono la voce protagonista talmente ricercata da incutere soggezione e che volendo può uscire dalla sala dicendo che "una buona ce l'hai".
E tu non puoi dire nulla perché è la Star convocata a peso d'oro dall'Agenzia e approvata dal Comitato dei Clienti. Va detto che sto raffigurando una iperbole. 
Ma la frase è stata detta e il cliente ha ringraziato.
Questa figura è spesso stata, e forse lo è ancora, la musa di chi voleva fare questo mestiere. Per poter seguire quella strada, il giovane speaker deve però offrirsi ai clienti giusti, gli Studi. Quelli che possono segnalarlo alle agenzie. Quelli che lo chiamano per fare anche un lavoro piccolo o meno pregiato ma che poi capita la volta che lo infilano in un casting tra i giganti e magari vince e può mettere nel carnet in mostra al pubblico di essere la voce di... quella cosa che tutti abbiamo visto. Bella o brutta non importa, è popolare. 

Compreso che la via degli studi e delle sale di doppiaggio è quella che riesce da dare una nobiltà al mestiere nella sua accezione più pura, gli speaker che hanno un senso della realtà più spiccato si attrezzano comunque, magari senza far troppa pubblicità e mandano demo in luoghi remoti che gli Studi non guardano perché distanti anni luce: Bodalgo, Voice123, Voices, The Voice Realm e a seguire verso la parte più bassa del girone, VoiceBunny e Fiverr quando non addirittura UpWork. Ce ne sono altri.

Gli studi veri, in genere, hanno i loro speaker di riferimento. Attori che vanno fisicamente a registrare sul TLM103 dello Studio e sui  preamplificatori nella sala, sul Pro Tools del fonico.
Nel tempo è stato sdoganato che gli speaker avessero comprato il Rode e la Focusrite, ma pure il Neumann. Ma non è mai stato un punto a favore. Eh, ma sai, la cabina microfono, la scheda audio USB. Bias o meccanismi di difesa per escludere potenziali concorrenti che, anche involontariamente escludono lo Studio dal percorso economico di una produzione.
Bodalgo lo scrive senza mezzi termini: ... "many voice actors have their own studio... allows clients to save on studio costs and potentially benefit from superior recording quality because talents optimize their studios for their voices."
Capisci che chi ha uno Studio non la vede proprio benissimo. In Italia. All'estero se gli offri un Neumann e una Apollo e sentono che suoni bene ti chiamano sempre.

Poi sono nati Studi più moderni, più Smart, aperti al cambiamento e con un ottimo controllo dei media on line, con speaker da tutto il mondo, tutti in remoto.
Loro stessi richiedono l'editing, fallo tu.
Sono nate anche tante Agenzie Smart che trattano prodotti meno pregiati dei grandi gruppi che colonizzano le reti nazionalpopolari, ma che pianificano comunque con budget buoni.

Gli Studi Smart accettano di buon grado che tu possa offrire la tua voce on line, preferiscono però che tu mantenga la tua comunicazione di nicchia.
Sarebbe malvista se potenzialmente concorrenziale. I tenutari di Home Studio nel frattempo sono diventati abbastanza esperti da poter gestire molti degli stessi clienti dei nuovo Studi Smart. 
Ma va detto che di solito gli speaker sono molto attenti a non cannibalizzare le agenzie lavorando direttamente coi clienti. 
U
n settore questo, fragile nella tenuta dei rapporti: tu lavori per Mario e anche per Gianna. Un giorno un cliente chiede a tutti e due i tuoi clienti un preventivo. Lo vince Gianna e Mario sente in onda la campagna con la tua voce. Lo so che non dovrebbe esserci problema. 

Se sei una voce  ADAP, ok, hai lo stesso listino per tutti e speriamo tu non abbia favorito Gianna. Ma se sei nel roaster di due agenzie, una è probabile che la perdi e quel lavoro che hai vinto ti è costato più che non farlo. E non potevi saperlo.

Fiato corto!

sei circondato
sei circondato
Restiamo nel cerchio degli speaker da home studio, quelli che registrano da soli e editano da soli. Ci sono similitudini anche nel doppiaggio ma in Home Studio non hai il fonico e non fai i turni.
Si tratta di un mestiere dove sono coinvolti forma fisica, psicologica e talento artistico ma in Home Studio è una professione facile da saturare: ti basta la sovrapposizione di alcuni progetti e non hai più nemmeno il tempo per pisciare. Per questioni di economia e di prestigio, lo speaker vorrebbe fare tutto ma è facile restare col fiato corto nel gestire i lavori quando i tempi di consegna sono stretti: il cliente non ama aspettare, non può. E se hai solo clienti frettolosi sei fottuto.

La linea degli impegni satura in fretta il tempo disponibile e altrettanto in fretta lo speaker resta senza impegni e cade in "depressione post parto" fino al nuovo progetto. Un altro perché che spiega come gli speaker in genere preferiscano scegliersi i lavori, i clienti, i progetti e non siano sempre così disponibili, all'apparenza.

Il valore di un prodotto su misura

Il ruolo del Signor Speaker da Home Studio è lo stesso identico delle Agenzie e degli studi di produzione, accompagnare il proprio cliente nella creazione di valore. La Legge italiana, il Codice Civile, le normative europee sono zeppe di parole come codice etico, creazione di valore non solo economico ma di valore di crescita morale, culturale, arricchire ed elevare con etica la collettività.

Un musicista, un grafico, uno scrittore, un cuoco, un sarto, aggiunge bellezza al proprio lavoro, bellezza che è indistintamente rivolta alla collettività. Al di sopra dei gusti personali.

Noi come voci possiamo essere meri fornitori di un suono standardizzato o aggiungere il nostro cuore a ciò che facciamo a prescindere dal preventivo. A volte riusciamo a emozionare, a volte assolviamo solo al compito di comunicare ma gli anni di studio e fatica ci consentono di andare oltre i limiti dell'uomo comune nell'emettere suoni che entrino nell'animo degli altri umani. Chi più, chi meno. Ma è l'intento.
A differenza della musica, diventata un file da scaricare adattabile al progetto anche se non scritta su misura, la voce è sempre fatta su misura e il lavoro dello speaker non è un oggetto che scarichi da internet, è sempre un pezzo creato ad hoc.
Ma pure se lo si realizza in AI.

Il fatto che per imparare a cucire quelle parole, ad un umano siano serviti anni di studio, sacrifici e allenamento e fatica, o la botta di culo di esserci nato, chiarisce ancora meglio perché gli speaker trattino la propria arte come un prodotto unico da non sprecare.

lo svilente arricchimento della povertà

Il fatto sembra non toccare le persone che hanno intrapreso un percorso differente da quello del Signor Speaker e che hanno usato il web come fonte di piccoli guadagni grazie alla voce. Sono entrati nel VoiceOver Market con finalità differenti dal Signor Speaker.

Hanno una mentalità orientata al guadagno veloce e alla vendita di tanti piccoli lavoretti da aggiungere al reddito del proprio impiego: gelataio d'estate e carbonaro d'inverno con un microfono USB Meteor in tasca. Quando suona la notifica di Fiverr, invece di guardare la serie su Netflix, registrano l'audio. Che c'è di male?
Anche se la mia è una iperbole, non è poi tanto lontana dalla realtà.
5$ al giorno sono quasi 150$ al mese. Se poi sei fortunato e il mercato tira puoi arrivare a triplicare, decuplicare, anche alzando il prezzo.
Quindi i sistemi Fiverr, UpWork, BunnyStudio, consentono un guadagno.
Anche la clonazione dell'AI, grazie ai diritti riconosciuti per l'uso del modello, possono far realizzare 300, 400, 500 al mese in italiano.
Immagina la proporzione in lingua inglese o spagnola. 

Si, ma il beneficio non è per tutti. Parliamo di poche persone che riescono a galleggiare in quel brodo. Chi sta sotto, si accontenta di 20$ ogni tanto. Meglio che niente. In un mercato globale dove tutti parlano la stessa lingua, il sistema Fiverr/Bunny Studio magari funziona. Ma qui siamo in Italia e già spostandoci da nord a sud cambia la cultura e perfino il Signor Speaker fatica ad adattarsi.
La mentalità di queste nuove risorse è slegata dall'idea di diventare il Signor Speaker, loro vanno al sodo e seguono la via dei tanti piccoli lavori. Più redditizi di un lavoro ogni tanto. L'impegno in tempo impiegato è forse maggiore in rapporto ai prezzi di mercato ma è più costante e meno impegnativo in termini qualitativi e artistici. Non so se è chiaro il concetto. Per fare carriera bastano le stellette aggiunte al profilo dal server che li propone e che l'algoritmo decida di mettere i profili in cima alla lista tra le risorse proposte, per migliorare gli affari.

Un dettaglio che potrebbe tornare utile: quando un cliente cerca un Signor Speaker sul server, tornerà a cercarlo sullo stesso server. Anche se il Signor Speaker ha un fighissimo sito web proprio, anche se è il suo vicino di casa.
Una nota polemica: queste nuove risorse quando diventano tecnicamente abbastanza capaci, si presentano sui server di casting e si vendono sotto prezzo: abituati a 5$, davanti a 250 gli viene la bava alla bocca per i 125$ che credono di prendere al volo, ma si scontrano con una durissima realtà: a livello professionale il prezzo è una variabile relativa.

 

Comunque, in questo sistema il pubblico è contento, la risorsa guadagna, il server si prende la sua percentuale. Un modello win-win; che ha funzionato fino a che c'erano una moltitudine di lavori che il Signor Speaker scartava e l'economia reale sosteneva.
Ma cosa accade quando l'economia crolla?

Crisi Economica e Cambiamento del mercato

E qui torniamo a chi si trova senza lavoro, quella gente all'inizio carriera, ai margini esterni del mercato che ha perduto la maggior parte dei suoi incassi. 

Certo, il calo repentino del fatturato ha toccato anche chi si trova in buone zone. Non è accaduto a tutti e non certo per l'AI. Sono proprio spariti i progetti che prima erano protagonisti delle fatture. I clienti non li producono, o non ci sono più i clienti.
Vogliamo dare un nome e un volto nome a questa situazione?
La crisi economica non è un segreto, centinaia di migliaia di aziende chiuse, la grande industria in difficoltà, la gente con sempre meno soldi e gli investimenti pubblicitari ridotti al minimo. Tanto che anche nelle barre pubblicitarie rigirano sempre gli stessi prodotti. Le stesse campagne che girano a livelli alti.
Il cambiamento di mercato risale a molto prima che spuntasse l'AI e che la crisi economica si riversasse come un fiume a travolgere la società.
I social "col filmato corto" hanno imposto un nuovo modo di fare promozione. Si sono aggiunti alle radio per le campagne standard ma spesso hanno preso il posto della radio e anche dei siti web per la comunicazione locale. Non fai più lo spot dello Spazzacamino (Cit.), perché se lo fa da solo su Instagram. Se fa la radio locale, lo spot viene regalato da contratto e finisce nel tritacarne degli studi in convenzione, a pacchetto, sottopagati agli speaker. 
E gli spot per i Social sono a budget ridottissimo, quando ci sono, e la voce è secondaria come importanza nella comunicazione rapida e ipnotica basata sul movimento del pollice sullo schermo.

Radio e web erano due dei terreni su cui ha prosperato per anni lo speaker da home studio. La radio ha continuato a fornire occasioni a chi sapeva adattarsi a quel linguaggio, grazie anche alla conduzione automatizzata e da remoto, coi radiogiornali, gli spot anche a basso costo.  Ancora oggi funziona, sempre più magra ma c'è. 
Magari una ripresa del commercio locale potrebbe forse risollevarla, ma per ora è in crisi. E nemmeno le radio usano l'AI. Ma tu lo sai meglio di me, dato che l'hai osteggiata.
Ma c'è anche una ragione inaspettata per cui certe produzioni vengono rigettate dagli speaker: con la fretta e il budget basso si comincia a lavorare male. Lo speaker in genere odia che il suo lavoro faccia schifo persino a lui stesso. 

la sacra sindrome

psyco
psyco
E qui si arriva alla psicologia dello speaker: una persona che lavora da sola il 99% del tempo. L'assenza di collaborazione durante le lunghe ore di lettura piega il tempo, le sensazioni, i pensieri. L'abitudine alla produzione. Come un sommozzatore che non sa mai a che quota stia, se vicino al fondale o quasi in superficie. Per farlo bene da Home Studio necessiti di strumenti che ti orientino ma non tutti gli speaker li hanno sviluppati.
Lo speaker da home studio soffre di sindromi di vario genere, dalla sindrome dell'impostore, forse la più celebre, alla sindrome da iperattività, sindrome da fine del mondo, quella della voce dimenticata. La sindrome della voce dimenticata non è una sindrome vana ma una realtà che hanno toccato molti in carriera: famoso e riconosciuto come la voce di (metti tu un marchio celebre), sempre in turno per anni, da un giorno all'altro sostituito, dimenticato.
Ti porti dietro il medagliere, bello pesante, poi col tempo vedi che l'oro si opacizza e ti rendi conto di non essere più sulla vetta e non sai nemmeno come sei sceso. Allora cominci ad accettare di tutto, per sopravvivere. Ma non sai più come si lavora e spesso vieni lasciato nuovamente. E il tempo passa e non hai più 40 anni.

 

 

Bene, con questo in mente, trattiamo gli argomenti.

Il prezzo basso è impoverimento del risultato.

L'AI? Un problema per chi ha lavorato ai margini dove una voce umana non ha sufficiente valore intrinseco per il committente. Il divario economico dai 5$ di Voices e Fiverr al prezzo di listino ADAP minimo 250€ si spiega con la presenza assieme ai professionisti (variegati) di migliaia di potenziali speaker, moltissimi dei quali tecnicamente e artisticamente impreparati che si vendono grazie a demo ben realizzati che non sempre corrispondono alla realtà e da un pubblico che cerca il buono abbastanza dal loro punto di vista. Non sempre se piace al cliente sarà efficace. Altrimenti gli strati professionali che operano sotto la creazone di una comunicazione non avrebbero significato.

Una persona che non ha altro da fare può farne un reddito, e c'è tanta gente che arrotonda su VoiceBunny o su Fiverr. Fiverr sprona i suoi utenti a fare GIG, potenzialmente ad abbassare i prezzi e accettare cose. Una forma di sfruttamento. Fiverr potrebbero migliorare la piattaforma, ma la sua base sono i 5$ come modello attrattivo e non ha interessi nel proteggere le categorie che sfrutta, il suo business è sui grandi numeri, noi invece siamo singole persone. Differente dire "ecco un prodotto di qualità" e "ecco un buon prodotto che costa poco", dove il "buon" non è in realtà obbligatorio dato il costo irrisorio. Un luogo dove c'è un continuo ricambio di talenti a caccia di due soldi extra. Una economia come quella dei prodotti su Aliexpres: funzionano, sono senza marchio, costano poco, puoi sostituirli. Ma gli speaker non sono oggetti, sono persone. Si capisce la differenza?

Per la questione degli aggregatori, esistono da tempo. A volte sono speaker che gestiscono gruppi di speaker fidati. Altre volte sono agenzie, e basta una telefonata per trovare un accordo che consente loro di generare lavoro per i propri associati in favore di un cliente pagante. Hanno tante voci disponibili, testate una per una. Possono indirizzarti nella scelta di quelle più adatte al tuo progetto e fare da collettore materiale e fiscale.
Le chat private per organizzare progetti: esistono. Ma sono private. Non le conosci solo perché non hai rapporti con queste persone. Io da solo so di poter contare su almeno 5 voci diverse nel giro di 60 minuti, grazie al buon rapporto di scambio che hanno con me, alla fiducia, e io stesso lo faccio per loro. Siamo gente che è in studio da mattina a sera. Altri so che ci sono ma non vanno in sala microfono per meno di 100, 200... 10000... possono permetterselo e non vedo perché no. 

Il grosso delle persone che ha perso il lavoro si trova ora in una situazione difficile perché non ha il tempo di creare rapporti con clienti diretti e meno volubili. Non ha il tempo di maturare tecnicamente per affrontare richieste anche più complesse. Rischia di non poterlo fare come mestiere, almeno per ora. Ma temo che anche fuori dalla crisi economica, se il mercato resta strutturato allo stesso modo, non cambi molto le possibilità nel breve termine.

Youtube ha appena scombinato le carte demonetizzando i contenuti spazzatura e i canali che duplicano contenuti o li generano in AI per restare aperti dovranno inventare e parlare in forma umana, con argomenti che destino l'interesse di chi pianifica campagne pubblicitarie.
Qui potrebbero aprirsi possibilità ma non saranno tante quanti sono i promossi ai corsi per diventare una voce. Ergo, siamo oggettivamente troppi su una torta piccola. E siamo tutti sarti. Siamo uomini soli al microfono. Non tutti col carattere per accettare lo spot della sagra della salsiccia a pochi euro.
Non ne fai mille, ne fai 5 al mese d'inverno e forse 10 d'estate grazie alle Proloco e alle parrocchie che fanno spot alla radio. Generalizzo. Ma se devi farci il fatturato per restare aperto, campa cavallo.
Comunque un fatto assodato è che più i mercati sono piccoli, a basso valore, prima crollano o prima fanno desistere lo speaker che non è detto si diverta a leggere testi sgrammaticati tutti i giorni per due lire. 

Il terreno della battaglia

Giacomo Tafazzi
Giacomo Tafazzi
I professionisti non devono competere con l'AI. Basta. Non è ancora chiaro?
L'AI è materia per chi non può o non vuole offrire prodotti di qualità al cliente.

Assodato questo, quando mi ricattano per farmi abbassare il prezzo del mio lavoro da sartoria "oh, altrimenti lo faccio in AI" rispondo sempre che è merito suo se poi avrà lividi sulle palle facendo Tafazzi. 

 

Io posso fare del mio meglio per la sua campagna, se vuole l'AI per me è solo una mezza giornata libera. O un cliente cui piaccio.
A fare concorrenza all'AI non ci facciamo una professione e può andare bene per farci qualche dollaro, nei periodi buoni. Eppure oggi nemmeno su Fiverr si sta lavorando, al punto che gli speaker vengono redarguiti dall'algoritmo e minacciati di essere degradati se non lavorano di più. Sì, ma mica possono inventarseli gli incarichi. 

Parliamo dei siti web.
Perché mai devo avere un sito luccicante, immediato, veloce? È proprio chi ha fretta che voglio evitare. Non hai tempo di leggere, ti annoi sul mio sito ricchissimo di roba gratuita? Ecco, chi ha troppa fretta è quel cliente che non rispetta il mio lavoro, i miei impegni e vuole che io sia lì per lui adesso, come un servizio AI. Ma io ho già clienti cui posso dare il meglio di me. Non sei tu che non vuoi entrare, sono io che ti filtro.

Signore, non vede che il negozio è pieno? Prenda il numero.
Mi scusi... quanto ne vuole signora? Due etti tagliati sottili?...
Il sito bello figo ce l'hanno le agenzie, gli studi. Lo speaker mica deve fare concorrenza allo studio.
File processato o no: non tutti gli speaker hanno capacità da fonico.
Mi batto da tempo perché si superi questo ostacolo e non casualmente sono iscritto al tuo Patreon da fonico. Non c'è una scuola dedicata e per lo più gli speaker offrono la voce nuda. Ad alcuni Signor Speaker non interessa se il cliente non sa usare la voce nuda, mentre per altri Speaker diversamente tecnologici il problema non si pone perché nemmeno sanno di cosa stiamo parlando. Se sei uno speaker con Home Studio a mio parere devi saper fare anche quello che fa uno Studio sulla tua voce, elaborare il file. Una grande fetta di clienti degli speaker da home studio potrebbe non saprebbe rispondere alla domanda sul formato o sul trattamento dei file. Quando trattiamo coi fonici invece non dobbiamo nemmeno parlare di queste cose ovvie. Ma un fatto è certo: mai mandare fuori un abito che non sia perfetto.
Questo è il motto. 

Diritti: qui divento cattivo. Siamo obbligati dal mercato a forfettizzare, anche perché non siamo stelle del cinema o della TV ma comuni mortali.
Però, siccome una parte, quella più rispettosa del del mercato offre ancora diritti rinnovabili, non ha alcun senso mandare in vacca anni di lotte sindacali per fare contenti due clienti in bolletta o che non conoscono la consuetudine e la cui assenza per noi non è notabile. Cattiva questa. Ma vera. Infatti certi lavori non li accettiamo o non partecipiamo a certi casting. Da sempre esistono i tuttologi comunisti che non capiscono come sia possibile che una sola persona venga pagata per esistere, pensare, parlare, cantare, disegnare, scrivere, pensare e inventare, molto più di chi non sa fare un cazzo. E odia la proprietà privata. La tua.
I prezzi sono pubblici. Mi meraviglio che non sia chiaro. Bodalgomat è uno ma io ho un listino per i preventivi qui sul sito. ADAP, Voices e voice123 hanno listini. 
Ma i prodotti richiesti sono centinaia di varianti, per quanto si possa semplificare nessuno di noi ha la palla di cristallo che risponde al prezzo che serve ad uno in particolare. Inoltre non pubblichi come listino il prezzo di favore ad un cliente che ti paga subito ed è simpatico. 

Un prezzo che sanno tutti è: lo speaker lo prendi per 150/200€. In media.
Lo spot lo paghi 450, il radio locale lo paghi 50.
Quello che potresti non sapere è se farà fattura o ritenuta e se avrà l'INPS. Per non avere quei problemi quando devi trattare con molti speaker ti rivolgi ad una agenzia che ti farà una fattura a fine mese ai prezzi concordati dopo aver trovato le voci. Oppure incarichi uno speaker di gestire il progetto. Gli paghi l'extra e non hai problemi con l'ufficio paghe. 
Su Bodalgo ad esempio si fanno casting chiusi, anche se arrivano a tutti e gli speaker partecipano. Ma poi l'Agenzia offre solo le voci prescelte al suo cliente, e il cliente paga l'agenzia. Il prezzo è fissato in partenza. Il resto dei partecipanti non viene neppure ascoltato.

Conosci il tuo nemico

WW2
WW2
Noi abbiamo studiato e stiamo studiando "il nemico" che tu oggi suggerisci sia l'AI, in particolare nella sua forma di vendita, facile, aggressiva. Ma negli anni ne abbiamo avuti altri, umani, affamati, armati di web e microfono a riempire spazi che noi volevamo avere e su quegli scaffali siamo passati da 50 professionisti a 400 la qualunque con il kit comprato su Amazon. Poi sono diventati nostri nemici anche alcuni fra i nostri clienti, Studi/Agenzie che hanno scoperto che si guadagna a far pagare gli speaker per partecipare ai casting ed hanno aperto pure loro a chiunque avesse una voce e un microfono. Quegli spazi prima erano riservati a chi superava il confine professionale. Mercato in frammenti. Era Guadagno per loro e per noi la costrizione ad abbassare i prezzi perché "ah, ma il tuo collega lo fa per la metà". Se hai lavoro, "chiama quello allora", che si scrive "Grazie per avermi informato, la mia politica commerciale mi impone di non scendere sotto le tariffe minime di settore. Sarà per un' altra volta."
Se non hai lavoro, ingoi il rospo, e con dignità in fattura scrivi: Prezzo 400, scontato a forfait una tantum 120. Iva esclusa.
Ma ci siamo reinventati e lo stiamo facendo ogni giorno. Chi non cresce, chiude.

I nuovi mercati di cui parli invece sono effimeri e cercano oggetti il cui valore intrinseco è il più basso possibile. Oppure il cui interesse è sui grandi numeri. In Italia i numeri non sono così grandi.

Ripeto, lo speaker è un sarto, lavora sempre su misura. A volte è una maglietta altre volte un completo.
Se i nuovi mercati cercano oggetti c'è già Fiverr.
Non ci fai carriera, fai qualche soldo. Resti un dopolavorista. In Italia Fiverr è sempre stato un pessimo pedigree. Ma ci si lavora. C'è chi ci paga l'affitto. Io non lo apprezzo e lo vedo come un oggetto di sfruttamento delle persone, senza pietà. Ma solo perché sono riuscito ad evitarlo e perché ho meno pazienza di te.
Vogliamo parlare dell'enorme, immensa, potentissima, inarrestabile propaganda fatta alle AI? In 30 anni nessuno si è mai spinto così in alto con una campagna pubblicitaria invasiva e pervasiva che sostenesse gli attori e gli speaker, i doppiatori e i traduttori, i dialoghisti e gli animatori, scrittori, illustratori... 
Lo speaker è un mestiere sconosciuto che però pretendono di fare tutti quelli a cui la zia ha detto che bella voce.
A me non l'ha mai detto perché avevo una voce chioccia.

La casta

Non siamo una casta di professionisti, non abbiamo contratti o stipendi che arrivano per eredità nobiliari. So che molti pensano ai doppiatori che sono figli di doppiatori, ma vorrei ricordare come esistano panettieri figli di panettieri, sarti figli di sarti. Il mestiere si tramanda, ma se non sei adatto, il filo ereditario si spezza. Quindi, occhio alla superficialità.

Siamo apertissimi al mestiere ma se arriva un cliente che pretende da noi il servizio delle AI, ha sbagliato negozio. Chiamaci casta ma è il mestiere che facciamo che ci porta ad essere protettivi contro chi snatura il nostro lavoro. Perché siamo umani e quello che produciamo non è delegabile. 

Puoi adattarla a te e alle tue necessità questa casta, ma devi creare le condizioni. Io ho clienti che ricevono i file in minuti quando serve.
Il canale di comunicazione c'è, quello che non consideri è che a quel campanello se aperto a tutti, suona gente che non è come te, non è né gentile né competente e prende il mio lavoro, mi calpesta e sparisce. Calpesta me, non il mio oggetto. Tanta gente davvero scadente.
E ce ne sono tanti di scadenti, odiosi, arroganti, anche tra gli speaker.
Sono persone. Alcune le ami, altre le bruceresti, ma poi ti rimorderebbe la coscienza.

 

Ma restando nell'ambito della civiltà, non essendo noi macchine ma persone che si offrono nude (la voce è nuda, non c'è mediatore tra voce e anima), quando le contatti per la prima volta avrai al contempo persone che spesso si coprono le pudenda o stanno un po' defilate prima di aprirsi agli estranei ma con un atteggiamento che ti sembra altezzoso. A volte è un vero stronzo perché ci si diventa, ma non è così per tutti. Magari sei davanti a qualcuno, nudo, che ti sta studiando e non sa chi sei. Deve fidarsi di te prima di concedersi, perché ferire il Signor Speaker è facilissimo. Ogni parola è modellata da lui, un pezzo di se stesso, se la deridi, stai sfottendo la persona. I direttori di doppiaggio sanno queste cose e sanno come ottenere il massimo da una persona e anche farla crescere senza distruggerla. Come il lievito: l'ambiente sbagliato lo secca, quello giusto lo trasforma in pane, focaccia, pizza, ciambella. 

Una voce non è una cosa, è un pezzo dell'anima di una persona.

In conclusione

Gli speaker non possono diventare più simili a una macchina per sopravvivere. Il lavoro di uno speaker di qualità è intrinsecamente umano e non può essere ridotto a un processo.
Il "signor speaker" è un ecosistema complesso. Chi si trova "senza nulla" non è necessariamente chi "non si evolve", ma spesso chi operava già in un segmento di mercato a basso valore che è stato, prevedibilmente, il primo a essere eroso da soluzioni AI. Ma già prima erano stati colpiti dai dopolavoristi in cameretta per 5$ al pezzo.

Il vero campo di battaglia non è tra professionisti e AI, ma tra lavoro di qualità e lavoro dozzinale. E in quella battaglia, un professionista serio non si abbassa al livello della macchina, ma educa il cliente a riconoscere il valore inestimabile di un abito cucito a mano.

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