
Ne è seguita una risposta alla mia reazione di pancia, ma è un video non pubblico, in un canale dedicato in cui si chiariscono alcuni punti di vista, però manca sempre la base che serve per comprendere il mondo dove vive il Signor Speaker.
Se prendessi un caffè con te Francesco, se avessi il tempo di ascoltare, ti racconterei quanto segue. Ma qualcuno passerà di qui e sarò felice di raccontare.
Prima bisogna capire chi è il "Signor Speaker".
Avesse fatto la stessa domanda ad un tenore, avrebbe ricevuto una risposta differente: estendi l'estensione, la potenza della voce, recita mentre canti.
Per anni ho esortato i colleghi a spostarsi verso il centro. Per farlo occorre tempo e una maggiore consapevolezza del mestiere e naturalmente chi non si evolve rimane escluso. Resta senza nulla. Non per demeriti, per congiunture di cui non ha colpa. Se sei sulla traiettoria di un meteorite, non ne hai colpa, ne sei vittima.
Approfondiamo la figura dello speaker
Il settore si può immaginare come un cerchio dove al centro c'è una maggiore concentrazione dei professionisti più blasonati o riconosciuti e più verso l'esterno il cerchio sbiadisce e si cominciano a vedere ibridi, doppiatori di parti minori che cercano di ottenere più serie, personaggi, turni ma che loro malgrado devono fare cose meno nobili come speakerare roba. Se la trovano. Di solito non dispongono di skill tecniche e di Home Studio, ma le cose cambiano.
Qui possiamo notare un altro cerchio magico, quello degli speaker/narratori che si fonde sui bordi del primo. Non si pratica il doppiaggio ma lo speakeraggio.
Al centro di questo secondo cerchio ci sono professionisti che già stanno dall'altra parte, molto riconoscibili nell'ambiente e a volte dal pubblico. Doppiatori celebri che si muovono bene in tutti e due gli ambienti.
Restano figure (non tutte perché molti si sono adeguati) che vanno a portare la loro voce al fonico e che lo Studio rende fruibile. Sono le celebrità degli spot, sono la voce protagonista talmente ricercata da incutere soggezione e che volendo può uscire dalla sala dicendo che "una buona ce l'hai". E tu non puoi dire nulla perché è la Star convocata a peso d'oro dall'Agenzia e approvata dal Comitato dei Clienti. Va detto che sto raffigurando una iperbole.
Compreso che la via degli studi e delle sale di doppiaggio è quella che riesce da dare una nobiltà al mestiere nella sua accezione più pura, gli speaker che hanno un senso della realtà più spiccato si attrezzano comunque, magari senza far troppa pubblicità e mandano demo in luoghi remoti che gli Studi non guardano perché distanti anni luce: Bodalgo, Voice123, Voices, The Voice Realm e a seguire verso la parte più bassa del girone, VoiceBunny e Fiverr quando non addirittura UpWork. Ce ne sono altri.
Gli studi veri, in genere, hanno i loro speaker di riferimento. Attori che vanno fisicamente a registrare.
Nel tempo è stato sdoganato che gli speaker avessero comprato il Rode e la Focusrite, ma pure il Neumann. Ma non è mai stato un punto a favore. Eh, ma sai, la cabina microfono, la scheda audio USB.
Bodalgo lo scrive senza mezzi termini: ... "many voice actors have their own studio... allows clients to save on studio costs and potentially benefit from superior recording quality because talents optimize their studios for their voices."
Poi sono nati Studi più moderni, più Smart, aperti al cambiamento e con un ottimo controllo dei media on line, con speaker da tutto il mondo, tutti in remoto.
Loro stessi richiedono l'editing, fallo tu.
Sono nate anche tante Agenzie Smart che trattano prodotti meno pregiati dei grandi gruppi che colonizzano le reti nazionalpopolari, ma che pianificano comunque con budget buoni.
Gli Studi Smart accettano di buon grado che tu possa offrire la tua voce on line, preferiscono però che tu mantenga la tua comunicazione di nicchia.
Sarebbe malvista se potenzialmente concorrenziale. I tenutari di Home Studio nel frattempo sono diventati abbastanza esperti da poter gestire molti degli stessi clienti dei nuovo Studi Smart.
Un settore questo, fragile nella tenuta dei rapporti: tu lavori per Mario e anche per Gianna. Un giorno un cliente chiede a tutti e due i tuoi clienti un preventivo. Lo vince Gianna e Mario sente in onda la campagna con la tua voce. Lo so che non dovrebbe esserci problema.
Se sei una voce ADAP, ok, hai lo stesso listino per tutti e speriamo tu non abbia favorito Gianna. Ma se sei nel roaster di due agenzie, una è probabile che la perdi e quel lavoro che hai vinto ti è costato più che non farlo. E non potevi saperlo.
Fiato corto!

Si tratta di un mestiere dove sono coinvolti forma fisica, psicologica e talento artistico ma in Home Studio è una professione facile da saturare: ti basta la sovrapposizione di alcuni progetti e non hai più nemmeno il tempo per pisciare. Per questioni di economia e di prestigio, lo speaker vorrebbe fare tutto ma è facile restare col fiato corto nel gestire i lavori quando i tempi di consegna sono stretti: il cliente non ama aspettare, non può. E se hai solo clienti frettolosi sei fottuto.
La linea degli impegni satura in fretta il tempo disponibile e altrettanto in fretta lo speaker resta senza impegni e cade in "depressione post parto" fino al nuovo progetto. Un altro perché che spiega come gli speaker in genere preferiscano scegliersi i lavori, i clienti, i progetti e non siano sempre così disponibili, all'apparenza.
Il valore di un prodotto su misura

Il fatto che per imparare a cucire quelle parole, ad un umano siano serviti anni di studio, sacrifici e allenamento e fatica, o la botta di culo di esserci nato, chiarisce ancora meglio perché gli speaker trattino la propria arte come un prodotto unico da non sprecare.
Crisi Economica e Cambiamento del mercato
I social "col filmato corto" hanno imposto un nuovo modo di fare promozione. Si sono aggiunti alle radio per le campagne standard ma spesso hanno preso il posto della radio e anche dei siti web per la comunicazione locale. Non fai più lo spot dello Spazzacamino (Cit.), perché se lo fa da solo su Instagram. Se fa la radio locale, lo spot viene regalato da contratto e finisce nel tritacarne degli studi in convenzione, a pacchetto, sottopagati agli speaker.
La radio ha continuato a fornire occasioni a chi sapeva adattarsi a quel linguaggio, grazie anche alla conduzione automatizzata e da remoto, coi radiogiornali, gli spot anche a basso costo.
Ancora oggi funziona, sempre più magra ma c'è. Magari una ripresa del commercio locale potrebbe forse risollevarla, ma per ora è in crisi.
Ma c'è anche una ragione inaspettata per cui certe produzioni vengono rigettate dal Signor Speaker anche in tempi di magra: con la fretta e il budget basso si comincia a lavorare male. Lo speaker in genere odia che il suo lavoro faccia schifo persino a lui stesso.
la sacra sindrome

Nelle lunghe ore di lettura il tempo piega le sensazioni, i pensieri e l'abitudine alla produzione.
Come un sommozzatore che non sa mai a che quota stia, se vicino al fondale o quasi in superficie, per fare bene il suo lavoro ha bisogno di strumenti che lo orientino.
Non tutti gli speaker li hanno sviluppati.
La sindrome della voce dimenticata non è una sindrome vana ma una realtà che hanno toccato molti in carriera: famoso e riconosciuto come la voce di (metti tu un marchio celebre), sempre in turno per anni, da un giorno all'altro sostituito, dimenticato. Ti porti dietro il medagliere, bello pesante, poi col tempo vedi che l'oro si opacizza e ti rendi conto di non essere più sulla vetta e non sai nemmeno come sei sceso. Allora cominci ad accettare di tutto, per sopravvivere. Ma non sai più come si lavora e spesso vieni lasciato nuovamente. E il tempo passa e non hai più 40 anni.
Il prezzo basso è impoverimento del risultato.
Il divario economico che il pubblico percepisce, dai 5$ di Voices e Fiverr al prezzo di listino ADAP minimo 250€ si spiega con l'avere accomunato professione e hobbismo con lo stesso nome.
Ma non c'era modo di apporre il marchio di qualità a discrimine. Lo fanno già i professionisti che usano il Signor Speaker e infatti esistono luoghi professionali e luoghi dove trovo anche i professionisti ma sono piazze aperte al pubblico e non riservate al settore.
Aggregatori: esistono da tempo. A volte sono speaker che gestiscono gruppi di speaker fidati. Altre volte sono agenzie, e basta una telefonata per trovare un accordo che consente loro di generare lavoro per i propri associati in favore di un cliente pagante. Hanno tante voci disponibili, testate una per una. Possono indirizzarti nella scelta di quelle più adatte al tuo progetto e fare da collettore materiale e fiscale.
Siamo gente che è in studio da mattina a sera. Altri so che ci sono ma non vanno in sala microfono per meno di 100, 200... 10000... possono permetterselo e non vedo perché no.
Il grosso delle persone che ha perso il lavoro si trova ora in una situazione difficile perché non ha il tempo di creare rapporti con clienti diretti e meno volubili. Non ha il tempo di maturare tecnicamente per affrontare richieste anche più complesse. Rischia di non poterlo fare come mestiere, almeno per ora. Ma temo che anche fuori dalla crisi economica, se il mercato resta strutturato allo stesso modo, non cambi molto le possibilità nel breve termine.
Youtube ha appena scombinato le carte demonetizzando i contenuti spazzatura e i canali che duplicano contenuti o li generano in AI, per restare aperti dovranno inventare e parlare in forma umana, con argomenti che destino l'interesse di chi pianifica campagne pubblicitarie. Qui potrebbero aprirsi possibilità ma non saranno tante quanti sono i promossi ai corsi per diventare una voce.
Ergo, siamo oggettivamente troppi su una torta piccola. E siamo tutti sarti.
Non ne fai mille, ne fai 5 al mese d'inverno e forse 20 d'estate grazie alle Proloco e alle parrocchie che fanno spot alla radio. Generalizzo. Ma se devi farci il fatturato per restare aperto con una partita IVA, campa cavallo.
Il terreno della battaglia

L'AI è materia per chi non può o non vuole offrire prodotti di qualità al cliente.
Assodato questo, quando mi ricattano per farmi abbassare il prezzo del mio lavoro da sartoria "oh, altrimenti lo faccio in AI" rispondo sempre che è merito suo se poi avrà lividi sulle palle facendo Tafazzi.
Eppure oggi nemmeno su Fiverr si sta lavorando, al punto che gli speaker vengono redarguiti dall'algoritmo e minacciati di essere degradati se non lavorano di più. Sì, ma mica possono inventarseli gli incarichi.
Parliamo dei siti web.
Non sei tu che non vuoi entrare, sono io che ti filtro.
Signore, non vede che il negozio è pieno? Prenda il numero.
Mi scusi... quanto ne vuole signora? Due etti tagliati sottili?...
Ad alcuni Signor Speaker non interessa se il cliente non sa usare la voce nuda, mentre per altri Speaker diversamente tecnologici il problema non si pone perché nemmeno sanno di cosa stiamo parlando.
Se sei uno speaker con Home Studio a mio parere devi saper fare anche quello che fa uno Studio sulla tua voce, elaborare il file. Una grande fetta di clienti degli speaker da home studio potrebbe non saper rispondere alla domanda sul formato o sul trattamento dei file. Quando trattiamo coi fonici invece non dobbiamo nemmeno parlare di queste cose ovvie. Ma un fatto è certo: mai mandare fuori un abito che non sia perfetto. Questo è il motto.
Diritti: qui divento cattivo. Siamo obbligati dal mercato a forfettizzare, anche perché non siamo stelle del cinema o della TV ma comuni mortali.
Ma i prodotti richiesti sono centinaia di varianti, per quanto si possa semplificare nessuno di noi ha la palla di cristallo che risponde al prezzo che serve ad uno in particolare. Il tuo prezzo, probabilmente dovrai chiederlo.
Inoltre, nessuno pubblica come listino il prezzo di favore che pratica ad un cliente particolare, con condizioni particolari, personalizzate. Il prezzo che pubblichi definisce il valore che attribuisci al lavoro, filtra i clienti, allontana immediatamente chi ti svaluta ma, chi comprende il valore del prodotto, resta.
Un prezzo che sanno tutti è: lo speaker lo prendi per 150/200€. In media.
A braccio.
Quello che potresti non sapere è se farà fattura o ritenuta e se avrà l'INPS. Per non avere quei problemi quando devi trattare con molti speaker ti rivolgi ad una agenzia che ti farà una fattura a fine progetto ai prezzi concordati dopo aver trovato le voci. Oppure incarichi uno speaker di gestire il progetto. Gli paghi l'extra e non hai problemi con l'ufficio paghe. Su Bodalgo ad esempio si fanno casting chiusi, anche se arrivano a tutti e gli speaker partecipano. Ma poi l'Agenzia offre solo le voci prescelte al suo cliente, e il cliente paga l'agenzia. Il prezzo è fissato in partenza. Il resto dei partecipanti non viene neppure ascoltato.
Conosci il tuo nemico

Ma negli anni ne abbiamo avuti altri, umani, affamati, armati di web e microfono a riempire spazi che noi volevamo avere e su quegli scaffali siamo passati da 50 professionisti a 400 la qualunque con il kit comprato su Amazon.
Poi sono diventati nostri nemici anche alcuni fra i nostri clienti, Studi/Agenzie che hanno scoperto che si guadagna a far pagare gli speaker per partecipare ai casting e hanno aperto pure loro a chiunque avesse una voce e un microfono. Quegli spazi prima erano riservati a chi superava il confine professionale.
Mercato in frammenti. Guadagno per loro e per noi la costrizione ad abbassare i prezzi perché "ah, ma il tuo collega lo fa per la metà".
Se hai lavoro rispondi, "Chiama quello allora", che si scrive "Grazie per avermi informato, la mia politica commerciale mi impone di non scendere sotto le tariffe minime di settore. Sarà per un' altra volta."
Se non hai lavoro, ingoi il rospo, e con dignità in fattura scrivi: Prezzo 400, scontato a forfait una tantum 120. Iva esclusa.
I nuovi mercati dei Social come TickTock o Insta sono effimeri e cercano oggetti il cui valore intrinseco sia il più basso possibile. Oppure ci sono marketplace il cui interesse è basato sui grandi numeri. In Italia i numeri non sono così grandi e in un mercato di grandi numeri, tu sei solo... un numero.
Ripeto, lo speaker è un sarto, lavora sempre su misura. A volte è una maglietta altre volte un completo. Se i nuovi mercati cercano oggetti c'è già Fiverr. Non ci fai carriera, fai qualche soldo. Resti un dopolavorista.
In Italia Fiverr è sempre stato un pessimo pedigree. Ma ci si lavora. C'è chi ci paga l'affitto. Alcuni ci stanno sopra senza mettere il vero nome o il cognome. Anche sulle pagine dette Pro. Io non lo apprezzo e lo vedo come un oggetto di sfruttamento delle persone, senza pietà. Ma solo perché sono riuscito ad evitarlo e perché ho poca pazienza.
La casta
Siamo apertissimi al mestiere ma se arriva un cliente che pretende da noi il servizio delle AI, ha sbagliato negozio. Chiamaci casta ma è il mestiere che facciamo che ci porta ad essere protettivi contro chi snatura il nostro lavoro. Perché siamo umani e quello che produciamo non è delegabile.
Puoi adattarla a te e alle tue necessità questa casta, ma devi creare le condizioni. Io ho clienti che ricevono i file in minuti quando serve.
Il canale di comunicazione c'è, quello che non consideri è che a quel campanello se aperto a tutti, suona gente che non è come te, non è né gentile né competente e prende il mio lavoro, mi calpesta e sparisce. Calpesta me, non il mio oggetto. Pubblico scadente che vorremmo evitare.
E ce ne sono tanti, scadenti, odiosi, arroganti, anche tra gli speaker.
Restando nell'ambito della civiltà, non essendo noi macchine ma persone che si offrono nude (la voce è nuda, non c'è mediatore tra voce e anima), quando le contatti per la prima volta
avrai al contempo persone che spesso si coprono le pudenda o stanno un po' defilate prima di aprirsi agli estranei ma con un atteggiamento che ti sembra altezzoso.
A volte è un vero stronzo- perché ci si diventa - ma non è così per tutti.
Magari sei davanti a qualcuno, nudo, che ti sta studiando e non sa chi sei.
Magari deve valutare se lavorare per te è un vantaggio o uno svantaggio.
Deve fidarsi di te prima di concedersi, perché ferire il Signor Speaker è facilissimo. Ogni parola è modellata da lui, un pezzo di se stesso, se la deridi, stai sfottendo la persona. I direttori di doppiaggio sanno queste cose e sanno come ottenere il massimo da una persona e anche farla crescere senza distruggerla. Come il lievito: l'ambiente sbagliato lo secca, quello giusto lo trasforma in pane, focaccia, pizza, ciambella.
Una voce non è una cosa, è un pezzo dell'anima di una persona. E poi, per restare in ambito materiale, ogni Signor Speaker potrebbe avere interessi che cozzano con le tue necessità, perché è un mondo che supponi di conoscere ma che hai sempre e solo visto dalla superficie delle tue necessità.
In conclusione
Gli speaker non possono diventare più simili a una macchina per sopravvivere. Il lavoro di uno speaker di qualità è intrinsecamente umano e non può essere ridotto a un processo. Le dinamiche
interne del settore sono elevatissime e il rischio di implosione per ogni singolo rapporto è elevato. Il "signor speaker" è un ecosistema complesso.
Chi si trova "senza nulla" non è necessariamente chi "non si evolve", ma spesso chi operava già in un segmento di mercato a basso valore che è stato, prevedibilmente, il primo a essere eroso da
soluzioni AI. Ma già prima erano stati colpiti dai dopolavoristi in cameretta per 5$ al pezzo.
Il vero campo di battaglia non è tra professionisti e AI, ma tra lavoro di qualità e lavoro dozzinale. E in quella battaglia, un professionista serio non si abbassa al livello
della macchina, ma invita il cliente a riconoscere il valore inestimabile di un abito cucito a mano.
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