
La metafisica dell'aspettativa vocale.
Maggio 2025. In tempi di AI, di robot e fantascienza, di macchine che parlano meglio di tanti umani, sarebbe giusto ampliare la nostra visione della "voce umana" per collocarla nel luogo cui
appartiene, l'animo umano. E magari, farne una religione.
Creare una setta di adepti disposti a donare l'anima per entrare nelle grazie degli dei. Noi. Guarda, anche se fossimo un "dio minore" saremmo comunque dell'olimpo. Il che ci porterebbe una certa
serenità, non credi?
Parlando seriamente, la voce umana non è un mero mezzo di comunicazione superficiale, ma è qualcosa di profondo, personale, soggettivo, viscerale. Quando ascolti una voce, nella tua mente
nasce una aspettativa irrazionale, di pancia. Nasce prima che dal significato delle parole, dalle vibrazioni che suscita in te la persona che ti sta parlando.
Perché anche se non eri presente quando l'audio è stato registrato, ora sta parlando a te. Averla sentita in altri contesti, quella voce, aiuta a renderla più efficace.
L'ascolto risveglia una aspettativa sopita: riprovare magari l'emozione di un momento da una scena di un film, un programma alla radio, una canzone, una poesia o un libro
narrato. Un emozione che ritorna in un contesto alieno, e può essere positiva o negativa, ma sempre un emozione rimane.
Perché la voce è un energia molto potente destinata alle emozioni.
Sono 100 euro. Grazie.
L'imperfezione, come un portale
Uso parole non mie: "...dare voce a un testo non significa farsi trasparente; significa creare un intervallo dove la tua storia vibra con la sua, senza annullarsi. L'aspettativa nasce in quell'intervallo, perché l'ascoltatore avverte la convergenza di due mondi, non un travestimento perfetto."
Il nostro ascoltatore non sta cercando solo la perfezione tecnica, o forse nemmeno la vuole, cerca invece una risonanza. La sente, nella pancia.
Noi umani siamo imperfetti. Nel profondo. Nemmeno una voce clonata è perfetta ma la sua imperfezione è superficiale come la foto di un frammento della persona che l'ha realizzata, ma clonata in
un istante sottile come carta velina.
L'umano invece è su mille strati, è profondamente imperfetto e sfaccettato, ferito e ricucito. Mai uguale. La cicatrice della ferita che ogni umano ha, è quel momento in cui il
tempo si ferma mentre la mente accende echi emotivi, la cicatrice segno della resistenza umana risuona, racconta e unisce attraverso la condivisione della passione, del dolore, della felicità e
della rinascita che avviene di continuo. Quella cicatrice avvicina o spaventa, crea empatia o antipatia che poi è la reazione alla paura.
No, non possiamo piacere a tutti, ma possiamo elevare la nostra umanità aprendo con l'imperfezione il portale al nostro universo di voce umana e bellissima come una distesa di stelle in uno
sciame di distruzione cosmica.
Che fottuti incasinati siamo.
Infine, il nostro ascoltatore cerca anche soluzioni, facili possibilmente. Oppure un eroe risolutore che porti con se tutta questa cazzo di emozione e la sua cicatrice, con
un audio che l'ascoltatore possa mettere la dove serve.
Aggiungere alla musica e alle immagini quell'oggetto sacro trascinandolo col mouse per poi condividerlo col mondo e sperare che il mondo risponda con un like, e magari compri pure qualcosa,
così che il nostro adepto, possa fare l'offerta nell'olimpo e pagarci la sacra fattura.

L'emozione non ha voce cantavano due delle più belle voci del pop italiano. Che bugia! L'emozione è nella voce.
L'emozione! Un momento traente o una spinta. Una energia che attiva un moto di cambiamento anche solo momentaneo.
Portare alla mente sentimenti basilari come l'appetito, la rabbia, l'amore, inserire nuove idee, cambiare il punto di vista e offrire nuovi orizzonti o aggiornare con nuove informazioni, è
una spinta emozionale.
Spot, audiolibri, elearning, podcast,
sono tutte energie che vengono alimentate dal testo, messe in movimento dalla voce, accettate o meno dalla mente, ed è qui che avviene la magia, nella mente che riceve queste onde
emozionali.
Sebbene le emozioni di base, gli archetipi, siano sempre quelli, la società evolve in consapevolezza mentre le figure che prima abitavano gli archetipi, hanno perduto sostanza e credibilità
e il loro spazio viene occupato da figure più credibili per il tempo corrente.
Non è più il teatro vecchio stampo oramai una macchietta, non è più la voce plastica, oramai un guscio vuoto. La voce di oggi è viva, è una voce che parla la tua lingua, che
legge o esprime i tuoi sentimenti. Anche se padroneggia il suono, anche se ti sembra uscire da un film, non la senti distante perché parla a te direttamente, non cerca ammirazione, non se ne sta
distante, è seduta di fianco a te, condivide la sua passione e ti tiene il posto se ti allontani.
Ti aspetta, non ti giudica, non ti insegna, racconta ma se tu volessi parlargli, beh, hai la sensazione che ti ascolterebbe.
L'umano perfetto, la voce plastica, quella senza un graffio, senza esitazioni, ha davvero perduto il suo fascino? Cresciuta come un parassita negli anni 80 dove tutto diventava levigato e artificiale, ha perso vigore mano a mano che quella superficie di vernice patinata dimostrava di essere vuota dentro. La voce plastica era un riflesso dei tempi, che sono cambiati. Il vecchio trombone si è dovuto adeguare. Per divenire il nuovo trombone.

Legarsi all'albero maestro
o tuffarsi tra i flutti?
Persino tra i sintetici si sta creando una divisione più netta tra professionisti e dilettanti. Chi ha nozioni professionali e tecniche rende il proprio clone preferibile e gli altri restano
come riempitivo, come il fondo del fiume, ciottoli.
Perché l'AI è democratica, offre a tutti lo stesso accesso ma la gente non è mai stata democratica e bastona a sangue chi non gli corrisponde. Così, sente nei professionisti
clonati quella maggiore aderenza, li sceglie e li preferisce in larga misura, usati a discapito dei dilettanti perché a parità di costo e d'impegno anche nel sintetico la bellezza
paga.
La statua in plastica di un dio dell'olimpo, appaga comunque.
E mentre il mondo cambia, le AI con le voci sintetiche e coi testi e i video generati diventano l'acqua che ci sta tutt'intorno. Acqua alta agitata dalla tecnologia, così abbondante da
diventare un prodotto di scarso valore di cui ti accorgeresti solo se non ci fosse più, ma l'abbondanza ne abbassa la quotazione.

Se in spiaggia ti volessero vendere una bottiglia d' acqua salata non la compreresti di certo. Ma se fosse una bottiglia d'acqua dolce e fresca?
La pagheresti come prosecco. Se avesse le bollicine poi, ancora meglio!
Questa potrebbe essere la differenza percepita tra le prossime voci umane dell'olimpo, e quelle della marea oscura dei sintetici.
Eh? Ti piace questa definizione?
Acqua dolce come nettare degli dei sotto il sole infuocato.
Sono 100 euro. Grazie.

Se tutti sono dei, nessuno è un dio!
Detto in altre parole, il voiceover sta cambiando radicalmente. Da una attività che stavano svolgendo tutti grazie a tecnologia di registrazione abbordabile, ad un mestiere che
potranno fare solo coloro che sapranno adeguarsi alla nuova forma dell'universo che stiamo abitando. Che si distaccheranno dal vendere file audio e cominceranno ad offrire un servizio più umano,
o più divino. Che si prenderanno a cuore l'incontro con gli altri viandanti e si presteranno a narrare le loro storie senza l'intento del solo compenso monetario.
Gli dei non fanno miracoli per te in cambio di monete, lo fanno perché ti prendono a cuore. Tu pagherai perché non puoi offrire loro altro che i tuoi sacrifici.
Ti piace? Sono 100 euro!
Evolvere per rinascere
I nuovi talenti dovranno ampliare le loro capacità tecniche, tecnologiche, artistiche e umane per imparare ad accogliere e ad essere accolti, ad ascoltare per poter comunicare. Dovranno
diventare fantastiche figure ricche di bellezza e verità, aperte e coraggiose, con una valigia di trucchi e attrezzi per risolvere ogni situazione. Degli dei, appunto. Saranno una élite che
si eleva dal caos generato dai sintetici per parlare in maniera umana e avranno un valore inestimabile come un cantante, come un musicista. La dicitura Voice Artist assumerà
un significato. Ma per salire su questa zattera in questo mare in tempesta e raggiungere l'olimpo occorre coraggio, determinazione, passione e la fortuna di non cadere durante la
traversata.
Nel frattempo, i servizi di voce sintetica saranno sempre più espansi, ogni cosa parlerà in maniera accettabile da essere usata dai servi della gleba che producono contenuti per
i social, che vi si arricchiscono sopra, comandando con le loro regole, della community, che nessuno ha mai incontrato.
E per le regole della quantità, diminuiranno gli dei nell'olimpo e aumenteranno i sintetici, immagine apocrifa degli dei della voce.
Questo eccesso di produzione, però, rischia di saturare il mercato, rendendo il valore del singolo contenuto sempre più irrisorio, quasi 'pollina' dispersa nell'abbondanza dei server.

Il mercato dopo la tempesta
L'impatto economico Sarà rilevante. Perché inutile nasconderlo: anche sull'Olimpo, i prezzi sono calati. La presenza di tante alternative, la via di fuga verso il “buono abbastanza” — va bene un
semidio, purché non costi troppo — e il già noto mercato dei casting al ribasso, hanno abbassato il valore medio. Quel contrattare da strada è salito fino al tempio.
Oggi solo a pochi è concesso il lusso dei “prezzi pieni”.
Ma quei pochi non hanno eredi.
A tutto questo si aggiunge la tecnologia, che ha allargato ancora di più la distanza tra il vecchio sistema e il presente. Sono usciti di scena i “vecchi dèi” che reggevano listini esclusivi,
spesso tarati solo sulle loro figure, irriproducibili per la maggior parte dei professionisti.
Ora la tecnologia riduce anche il costo di riferimento.
Cadranno — o stanno già cadendo — anche i costi degli spazi di pubblicazione. E l'intero ecosistema ne risente, a catena.
Quanti, oggi, ti presentano ancora un piano media per la propria campagna?
E quanti, invece, vogliono solo un audio da usare liberamente, senza spiegazioni? Pagando. Ma non troppo.
Sono 100 euro. Grazie!
Visione del Futuro: Tra Contrazione e Nicchie d'Autore
La verità probabilmente sta nel mezzo:
- A breve termine (2-5 anni): continuerà la contrazione del mercato per ragioni principalmente economiche e di formato.
- A lungo termine (5-10 anni): potrebbe emergere un mercato di nicchia premium per voci "d'autore", ma sarà significativamente più piccolo del mercato pre-2020.
Basteranno variabili, al momento indefinibili, per cambiare ulteriormente tutto. Un social che cambia la lunghezza dei suoi video, una tecnologia rivoluzionaria come è stata la radio o la tv, un evento talmente intenso da capovolgere le abitudini, e la nostra visione va in mille pezzi.
Tornando al presente prossimo

E le nuove leve? Le voci professionali del futuro, gli speaker e i doppiatori di nuova generazione saranno i figli degli dei del mondo della voce di oggi, nasceranno dai corsi per narrare, dalle scuole di doppiaggio, perché non ci sarà spazio per crescere da soli allo stato brado. Ogni nuovo talento dovrà avere un dio che lo cresce, benedice, forgia. Il che porterà anche a tanti piccoli dei riconoscibili. Ma in molti sapranno emergere per la loro unicità e personalità.
Non di meno, data la complessità tecnica del mercato, sarà necessario coprire non solo il lato artistico ma pure quello tecnico, perché per certe produzioni sarà necessario avere capacità da fonico e editor. Oppure nasceranno figure capaci di rendere professionale anche un file ripreso dallo smartphone e renderlo adatto agli esigenti produttori di audio professionale. Magari non serviranno nemmeno i Neumann. I nuovi fonici saranno alchimisti digitali, che mescolano preset e filtri per imitare il “calore analogico”. Il paradosso? Più la tecnologia abbassa le barriere, più il mercato chiederà autenticità low-fi - il brusio di un iPhone diventerà un trend estetico, come il vinile nell’era dello streaming. Ma questa forse è ancora fantascienza.
E poi le nuove leve potrebbero non uscire più nemmeno da quelle scuole, potrebbe affermarsi un nuovo modo, nuovi stili magari attraverso gli intrattenitori dei Social, i servi della gleba che creano non solo i contenuti ma anche gli stili, in parte accade già. E questo spezzerebbe l'Olimpo 2.0, probabilmente già debole per la scomparsa delle deità principali. Il regno dei figli dei Re non sempre è forte come il precedente.
I server pieni di merce
Saranno sempre di più i professionisti sintetici. Perché in tanti cadranno dalla zattera se non avranno la forza di legarsi all'albero maestro o se moriranno di sete. Anche gli dei possono morire. Quindi farsi clonare potrebbe essere una via per la sopravvivenza. Guadagnare col clone.
Al netto dei possibili cambiamenti culturali, la qualità sarà sempre ricercata e quelli bravi alla fine sanno clonare la bravura anche nei limiti di un sintetico. Ma, essendo in tanti, la torta
sintetica darà fette più piccole. Non solo, l'abbondanza di materia prima abbassa il valore per unità, come già accaduto con l'esplosione dei server P2P. Anche i sintetici potrebbero cadere
vittima dell'abbondanza.
Se sono tutti bravi, chi è quello davvero bravo?
Ci vorrà tempo. Qualche anno se non cambiano le cose. Però, le cose cambiano in fretta o, forse, sono già cambiate.
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