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04 giugno 2025

DBX 576 - dopo 25 anni supera la prova del tempo?

dbx 576 del 2000
dbx 576 del 2000

Le macchine si rompono.
Il tempo non perdona e consuma.
Ma a volte si tratta di piccole cose da riparare che possono riaccendere una macchina e farla tornare al suoi splendore. E magari col tempo scopri che ha ancora tanto da offrire.

 

Questa macchina è stata fabbricata nel maggio del 2000. La dbx è stata per anni un punto di riferimento nel mondo dell'audio professionale e quando sono arrivati gli home studio ha realizzato decine di prodotti estremamente efficaci a prezzi accessibili. Il dbx 160 era in tutte le radio locali dalla fine anni 70. I 286 dbx Project 1 del 1997 sono state tra le channel strip meglio riuscite per fascia di prezzo e resa, molto superiore a ciò che ci si aspettava da quella macchina. D'altra parte era stato progettato da Bob Orban, sì, lui, il genio della Orban.

Ne ho uno di 286 di quel periodo. Ha svolto un lavoro egregio in un ambiente decisamente difficile con attrezzature lontanissime da quelle attuali.

dbx 576 retro
dbx 576 retro

Se penso che la riparazione sarebbe stata così semplice... ma per anni è rimasto sepolto, chiuso in un cartone, quello di un altra macchina che però non c'è più. Principalmente si è trattato di condensatori da cambiare, un classico. Poi di un fusibile, quello dell'alimentazione. Per il resto si è trattato di fare le pulizie, trovare due valvole migliori di quelle che c'erano installate e rimetterlo in linea di produzione. 

 

Valvole Mullard originali anni 70
Valvole Mullard originali anni 70

La valvola ha un suo fascino.
Nel 1904 Fleming (John) mette al mondo il diodo. De Forest due anni dopo ci infila una griglia e da un tubo di vetro si è cominciato ad amplificare segnali radio. Per farla davvero molto breve.
Da Wikipedia: "Fleming trasse l'idea della sua invenzione dagli esperimenti di Thomas Alva Edison (1884) sulla lampadina a filamento incandescente. Pensò di costruire un rivelatore delle oscillazioni radioelettriche composto da due elettrodi racchiusi in un bulbo di vetro a vuoto: l'uno (il catodo) è elettricamente riscaldato ed emette elettroni;[2] l'altro (l'anodo) riceve gli elettroni. In tal modo la corrente elettrica scorre in una sola direzione. Da qui il nome di valvola termoionica perché basata sull'effetto termoelettrico; o semplicemente di "diodo" perché composta di due elettrodi."

Una Philips AEA
Una Philips AEA

Ma due anni dopo il regista, produttore, inventore Lee De Forest intuì che all'invenzione di John Fleming mancava un pezzo, la griglia.

Per anni nessuno se la filò. Tu oensa che con questa intuizione che avrebbe rivoluzionato il mondo, Lee, finì persino in prigione per debiti. 

Ma la valvola è divenuta un oggetto magico. Quello che riusciva a donare al suono che la attraversava veniva ritenuto un dono unico e non ripetibile. E in effetti le proprietà fisiche di questa combinazione di vuoto, elettroni e metalli racchiusi nel vetro, illuminati da un fuoco il cui calore è percepibile sia al tatto che all'udito, cambiano di valvola in valvola, a seconda del luogo, dell'atmosfera, dei piccoli infinitesimali cambiamenti fisici prodotti dal passare del tempo. Una valvola non suona mai esattamente uguale. Matura col tempo, invecchia, muore. La possiamo considerare... vivente quando si accende.

Valvole:
Tendono a produrre principalmente armoniche di ordine pari (seconda, quarta, sesta armonica, ecc.). Queste armoniche sono musicalmente consonanti con la nota fondamentale, il che significa che si integrano bene con il suono originale e sono percepite come "calore", "rotondità", "ricchezza" o "profondità". Questa distorsione graduale e "morbida" è meno udibile e, per molti, più gradevole all'orecchio. È come se il suono venisse leggermente "addolcito" o "arricchito". Esistono persone che non sentono le differenze e altre a cui non piace l'effetto. Incredibile, non trovi?

Nel video che gli ho dedicato l'ho provato con diversi microfoni e confrontato con diversi compressori concorrenti, oltre a sbizzarrirmi in prove di vario genere.

Pur essendo una macchina nata come prodotto mediano, la dbx come ha fatto spesso in passato, ha realizzato un oggetto efficace e multiuso ad un costo contenuto. Certamente il mio entusiasmo è arricchito dal fatto di averla potuta recuperare, quindi è come guidare un auto d'epoca, ammirarne le performance sopportando l'odore acre dell'olio bruciato, che diventa parte delle sensazioni piacevoli dell'insieme. Ma in ambito analogico sorgono problemi che col digitale e con l'elettronica più moderna abbiamo del tutto scordato, qui infatti non tutti i microfoni suonano, i cavi contano, le valvole ronzano. Quindi, anche se suona in maniera unica e non replicabile, nessuno avrà mai nulla da ridire se a suonare come un valvolare sarà una versione digitale, con meno problemi. Ma l'importante è non smettere mai di giocare, curiosare, imparare cose nuove. Questo alla fine lo scopo di tutto.

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